Apple dimentica il codice sorgente di iOS 4.3

Apple dimentica il codice sorgente di iOS 4.3

Leggendo la notizia tornano alla mente le lamentele degli sviluppatori coinvolti nel progetto Darwin, il cuore di Mac OS X, e in generale l’approccio lassista – per non dire negligente – che Apple riserva all’Open Source, da cui pur ha attinto a piene mani. A quanto pare, Cupertino avrebbetardato a pubblicare il codice sorgente di alcuni componenti di WebKit utilizzati nelle ultime build di Safari per iOS, in spregio alla licenza BSD e LGPL che li accompagna.

C’è voluto l’allarme di violazione della GPL lanciato da Harald Welte e il tamtam mediatico sul Web per smuovere le cose: a distanza di due mesi dal rilascio di iOS 4.3 al pubblico, infatti, Apple nicchiava ancora sulla pubblicazione del binario e del codice sorgente di Webkit come imposto dalle relative licenze, nonostante esplicite e pressanti richieste a riguardo:

“Non può trattarsi di una semplice svista, dato che Apple è stata sollecitata diverse volte dagli sviluppatori interessati. Ad ogni modo, il codice sorgente deve ancora essere rilasciato.”

In realtà, come sottolinea TUAW, Apple avrebbe provveduto a colmare la lacuna ieri in tarda serata. L’aspetto peggiore dell’intera faccenda, tuttavia, è la reiterata tendenza ad evitare la pubblicazione online del codice finché qualcuno non inizia ad innervosirsi:

“Alcuni commentatori suggeriscono che la policy di rilascio del codice del Team iOS sia di non fare niente fin quando non arrivano lamentele. È noto che Apple ha impiegato sei mesi per rilasciare le porzioni Open Source di iOS 4.1, tirando per le lunghe fino al momento in cui i noti jailbreaker Comex e Saurik si sono lagnati della non conformità alle licenze della società”.

Secondo John Gruber di Daring Fireball, il ritardo “aveva a che fare con l’introduzione del motore JavaScript Nitro e le implicazioni di sicurezza che derivavano dal garantire a MobileSafari – e a MobileSafari soltanto – un’eccezione a livello di sistema che normalmente vieta la segnalazione delle pagine di memoria come eseguibili.” Sia quel che sia. Fatto sta che Google, per essersi azzardata una volta a trattenere più del dovuto il codice sotto licenza BSD di Android 3.0 Honeycomb (finché non sarà maturo per gli smartphone, questa la motivazione ufficiale), è stata scomunicata dal 99% dei siti Web a tematica tecnologica. Apple, invece, è riuscita più o meno a farla franca fino ad oggi; ma chissà che quest’ultima fosca vicenda non rimetta ordine nel cosmo com’è giusto.

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