Sergey Brin, co-fondatore di Google insieme a Larry Page e attuale CEO del gruppo, ha rilasciato dichiarazioni forti sulle pagine del quotidiano britannico The Guardian. Nel suo intervento si parla di libertà della Rete e di coloro che la minacciano, identificati in tre categorie ben precise: governi, industria dell’intrattenimento e aziende operanti nell’ambito tecnologico.
Partendo da quest’ultima categoria, Brin non risparmia stoccate ad alcuni dei suoi più celebri concorrenti: Apple e Facebook. In particolare, secondo il suo punto di vista, la crescita di società come la mela morsicata e il social network di Mark Zuckerberg va analizzata con occhio critico, in quanto si tratta di realtà che pretendono un controllo molto stretto sulle proprie piattaforme e sul codice eseguito dagli utenti, mettendo così a freno l’innovazione dell’intero settore.
I governi di alcuni paesi rappresentano invece una minaccia laddove vengono proposte o approvate normative finalizzate a limitare la libertà di chi fruisce del Web come mezzo d’espressione o informazione. In questo caso il dito è puntato verso stati come la Cina o l’Iran, promotori in passato di provvedimenti al limite della censura, ma anche nei confronti di Stati Uniti e Italia, dove SOPA, PIPA e le alternative nostrane hanno tenuto banco negli ultimi mesi.
C’è infine l’industria dell’intrattenimento, del cinema e della musica, a voler limitare la crescita di Internet. Nel mese di gennaio ha suscitato scalpore la chiusura di Megaupload e di altri servizi analoghi per il file sharing. Il provvedimento ha sì inflitto un duro colpo alla pirateria, ma anche penalizzato coloro che si affidavano a piattaforme di questo tipo per l’invio o la ricezione di materiale senza alcuna violazione del diritto d’autore.
Nell’analisi di Sergey Brin c’è posto anche per un confronto tra l’epoca in cui Google ha preso vita e oggi: allo stato attuale, stando a quanto dichiarato, la nascita del motore di ricerca e di tutti i servizi ad esso collegati sarebbe pressoché impossibile. Troppi vincoli, troppe limitazione e forse troppi concorrenti, rischiano dunque di precludere all’utenza lo sviluppo e la fruizione di piattaforme e servizi innovativi.