La contrapposizione tra Apple e FBI potrebbe non essere ancora giunta alla sua naturale conclusione. Non solo perché quello di San Bernardino appare più come il primo caso di una possibile lunga serie futura, ma anche perché i contorni dello sblocco dell’incriminato iPhone 5C non appaiono ancora del tutto chiari. Come è riuscita l’agenzia statunitense a superare le protezioni di Apple? L’esistenza di una via d’accesso, elaborata da terzi, non rischia di mettere a dura prova la sicurezza dei consumatori? Nel frattempo, dalla società di Cupertino arriva una dichiarazione ufficiale, a seguito della richiesta di chiusura del caso da parte dello stesso FBI.
I contorni sono ormai già ben noti: qualche settimana fa, un giudice californiano ha imposto alla Mela di fornire adeguato supporto tecnico all’FBI, per lo sblocco di un iPhone 5C appartenuto a uno degli attentatori di San Bernardino. Da iOS 8 in poi, tuttavia, Apple non conserva le chiavi personali di crittografia dei dispositivi, quindi non può accedere ai dati sensibili degli utenti. Di conseguenza, è stato richiesto che Apple sviluppasse una speciale versione del firmware per superare i limiti massimi di inserimento della password, affinché si potesse tentare un accesso brute-force. Una possibilità a cui il gruppo californiano, supportato da molti big di settore come Google e Twitter, si è fermamente opposto, poiché la produzione di una sorta di backdoor avrebbe potuto minacciare la sicurezza di tutti gli utenti. Per diversi giorni si sono susseguiti degli accesi botta e risposta, con anche la presa di posizione di Tim Cook durante lo scorso evento “Let us loop you in”, finché nella giornata di ieri l’FBI ha deciso di chiudere il caso, poiché in grado di accedere allo smartphone senza l’aiuto della mela morsicata.
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Nella tarda serata di ieri, fuso italiano, sull’account Twitter di CNBC Now è apparsa una dichiarazione ufficiale da parte di Cupertino. Così si legge:
Dall’inizio, abbiamo obiettato la richiesta dell’FBI di realizzare una backdoor per iPhone, perché abbiamo ritenuto fosse sbagliato e creasse un pericoloso precedente. Come risultato della chiusura da parte del governo, nulla di questo è accaduto. Il caso non si sarebbe mai dovuto aprire. Continueremo ad aiutare la legge con le indagini e continueremo ad aumentare la sicurezza dei nostri prodotti, perché le minacce e gli attacchi ai nostri dati diventano più frequenti e sofisticati. Apple crede profondamente che le persone negli Stati Uniti, e nel resto del mondo, meritino protezione, sicurezza e privacy. Sacrificarne una per l’altra non fa altro che esporre le persone e le nazioni a rischi più grandi. Questo caso ha sollevato questioni che meritano un dibattito nazionale relativo alle libertà civili, alla sicurezza collettiva e alla privacy. Apple si impegna a partecipare a queste discussioni.
La società statunitense, così come già ribadito in passato, torna quindi a sottolineare come le necessità di sicurezza non possano essere soddisfatte a discapito della privacy personale, un diritto che in alcun modo può essere violato.