La decisione di limitare l’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini provenienti da 7 nazioni a maggioranza musulmana, controfirmata la scorsa settimana da Donald Trump, ha generato polemiche bipartisan nell’opinione pubblica. Anche la Silicon Valley ha reagito duramente, tra proteste e parole di condanna dirette al neoeletto Presidente. E sebbene alcune corti federali abbiano ridotto la portata dell’intervento, vietando di fatto la detenzione in aeroporto e il rimpatrio degli immigrati già in possesso di un visto e della relativa documentazione, sembra che i big dell’informatica non vogliano rimanere in attesa. Secondo quanto reso noto da Recode, gruppi come Google, Apple e Facebook sarebbero pronti a inoltrare una lettera aperta all’esecutivo. Nel mentre, il Wall Street Journal sottolinea come dalle parti di Cupertino si starebbe addirittura pensando a un’azione legale.
L’ordine dell’esecutivo è stato firmato lo scorso venerdì e prevede il divieto d’ingresso ai rifugiati per 120 giorni, indefinitamente se siriani, nonché blocca per 90 giorni i transiti migratori per i cittadini provenienti da 7 nazioni a maggioranza musulmana. Dopo poche ore diversi giudici federali, a partire dalla Corte Distrettuale di New York, hanno però limitato la portata dell’intervento, escludendo la detenzione forzata in aeroporto di passeggeri dotati di regolare visto, così come il rimpatrio di immigrati il cui ritorno nei paesi d’origine potrebbe rappresentare “un danno irreparabile”. Contestualmente, gran parte dei big della Silicon Valley, da Apple a Google, ha espresso preoccupazione per una simile misura, considerata lesiva sia dei singoli business che dei diritti civili garantiti a livello di Costituzione. Le società dell’universo hi-tech, dopo le proteste e la raccolta fondi in favore dell’American Civil Liberties Union (ACLU), sembrano però ora orientate ad azioni più mirate.
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Stando a quanto reso noto su Twitter da Kara Swisher, giornalista di Recode, alcune società californiane si starebbero organizzando per indirizzare una lettera aperta al Presidente Trump, per chiedere un immediato ripensamento sulla misura adottata. Fra i tanti gruppi, figurerebbero proprio Apple e Google, ma anche Facebook, Microsoft e molti altri. I contenuti della missiva al momento non sono noti e, come sottolinea la stessa Swisher, è difficile ipotizzare se queste società stiano cercando di aprire un dialogo costruttivo con la Casa Bianca o, in alternativa, vogliano porsi in palese contrasto.
Nel mentre, il Wall Street Journal riporta come dalle parti di Cupertino si starebbe pensando a un’azione legale affinché le limitazioni all’immigrazione vengano al più presto cancellate, sebbene da Apple non giungano dettagli in merito. Stando alla testata statunitense, la società californiana starebbe vagliando anche altre alternative, per una risposta che sia al contempo “produttiva” e “costruttiva”. Negli scorsi giorni, il CEO Tim Cook ha inoltrato una lettera ai propri dipendenti, per sottolineare come il gruppo creda nei valori dell’immigrazione, in particolare per una realtà imprenditoriale che non solo distribuisce i propri dispositivi in oltre 180 nazioni mondiali, ma il cui fondatore ha origini siriane.