La notizia dell’apertura delle indagini a carico di Apple Italia per presunta frode fiscale ha fatto il giro del mondo, ma nonostante l’inchiesta sia solamente nelle fasi preliminari e non ancora chiari siano gli esiti, gli USA hanno già emesso la loro sentenza: la Mela è innocente. È questo il tenore dei commenti pubblicati sui social network e a corredo degli articoli a tema da una buona fetta di utenti a stelle e strisce, con note poco edificanti per la giustizia dello Stivale. Colpa della nostra cattiva fama all’estero o i fatti non sono stati ben riportati una volta varcati i confini nazionali?
Del caso ne hanno parlato praticamente tutte le più importanti testate mondiali, dai portali di settore come AppleInsider passando per i media generalisti, quali Reuters, CNN, il The New York Times e via dicendo. E, almeno a leggere i resoconti pubblicati, la notizia è riportata in modo vagamente fedele, sebbene con qualche piccola imprecisione.
In quasi tutti i report emerge chiaramente come le indagini siano da poco iniziate, la questione Irlanda è inoltre tratteggiata a grandi linee così come anche la frode fiscale che vi sarebbe alla base. Molte testate han scambiato quel 1 miliardo e 60 milioni citati ieri come effettiva evasione fiscale, quando in realtà si tratta di guadagni forse nascosti al fisco, non dell’intero ammontare delle tasse aggirate. Errore a parte, la ricostruzione sembra corretta anche all’estero.
Eppure i lettori non ci stanno: Apple deve essere per forza innocente. Parte quindi una litania ritrita dello stereotipo, dove si leggono i soliti commenti: «l’Italia ha bisogno di soldi», «il sistema giudiziario è vergognoso», «è lo stato della Mafia» e i vari pizza, spaghetti e mandolino. Tra gli interventi di 9to5Mac, ad esempio, un utente spiega ai presenti come «l’Italia ha fame di soldi, ha fatto diverse cose anti-Apple ultimamente». Non va di certo meglio su CNet, dove un lettore si chiede se «l’Italia non sta raccogliendo sufficienti tasse dai propri giocattoli sovrapprezzo che vende all’1% globale e agli sceicchi del petrolio», mentre il disappunto è palpabile su Twitter, così come svelano gli aggiornamenti in real time. Ovviamente torna in voga anche la questione delle garanzie, giudicata un capriccio tricolore quando in realtà si è trattato di una specifica disposizione europea, su cui anche il commissario Viviane Reding ha voluto esprimersi.
I motivi di tanto livore non sono immediatamente comprensibili, anche perché una reazione tanto accesa non si è registrata quando, solo pochi mesi fa, Apple è stata accusata di evasione fiscale negli Stati Uniti, accuse poi cadute a seguito del giudizio della SEC. Allo stesso modo, quella della tassazione europea per le multinazionali è una questione che negli anni ha coinvolto diverse realtà tecnologiche, con le polemiche che ne sono scaturite per l’affollamento di sedi centrali in Irlanda e Lussemburgo, per via di un fisco agevole rispetto ad altre nazioni del Vecchio Continente. Eppure non si può tacciare questi utenti di scarsa comprensione, nemmeno per gli interventi tra il tranchant e il volgare. La credibilità del Belpaese all’estero non è mai stata bassa come negli ultimi anni e così, anche nel caso di un legittimo controllo fiscale, superati i confini è il pregiudizio a farla da padrone. Forse si semina quel che si raccoglie, così come il detto sostiene, anche a livello di opinione pubblica.