Esiste un filo conduttore che lega i conflitti armati del continente africano con i più avanzati dispositivi tecnologici presenti sul mercato? A prima vista no, almeno per il consumatore meno attento, ma da un’analisi più approfondita che coinvolge il ciclo produttivo e l’approvvigionamento delle materie prime il nesso risulta evidente. Lo sanno bene la Electronic Industry Citizenship Coalition e la Global e-Sustainability Initiative, due associazioni con sede rispettivamente a Washington e Bruxelles, che hanno proposto ai più importanti protagonisti del settore informatico la sottoscrizione di un accordo che pone termine all’acquisto di minerali dalla Repubblica Democratica del Congo. Tra i firmatari anche Apple e Intel.
Parte del denaro incassato dalla vendita di stagno, tungsteno, oro e coltan (columbite-tantalite), risorse necessarie per la produzione delle componenti elettroniche, finiscono infatti con il finanziare lo scontro civile nell’area dell’ex Zaire. Colpire l’economia legata all’esportazione dei minerali, secondo le due associazioni promotrici dell’iniziativa, significa tagliare i fondi ai cosiddetti “Signori della Guerra”, sulla scia di quanto narrato nella pellicola Blood Diamond di Edward Zwick.
Non tutti, come prevedibile, hanno però accolto con entusiasmo l’adesione di Apple e Intel. A parlarne è John Kanyoni, presidente dell’associazione degli esportatori di minerali della provincia di Kivu Nord (a nord ovest del paese), con una dichiarazione riportata dalle pagine di Bloomberg:
Ci troviamo in una situazione di embargo de facto. Porteremo a compimento le operazioni di estrazione per gli ordini già ricevuti, ma stiamo guardando all’Asia come alternativa per proseguire nella nostra attività.
La questione, dunque, è delle più spinose e si presta a interpretazioni differenti, ognuna delle quali tiene in considerazione le esigenze delle varie parti in gioco. Gli Stati Uniti, con l’entrata in vigore del Conflict-Free Smelter Program firmato dal presidente Obama, hanno scelto di adottare una linea che va in primo luogo a tutelare gli interessi delle popolazioni lacerate dai conflitti in atto. I produttori USA, infatti, dovranno fornire una documentazione dettagliata in merito alla provenienza e al percorso delle materie prime impiegate nei cicli produttivi delle apparecchiature elettroniche.