Il tradizionale ed elegante bianco della home page ha lasciato il posto ad
un nero aggressivo, lo stesso colore della scatola dentro cui gli utenti Apple
di tutto il mondo troveranno il DVD con Tiger, l’ultima versione del sistema
operativo Mac OS X il cui lancio è previsto per il 29 aprile. Non mancheremo
di analizzarne le caratteristiche e le novità quando avremo modo di provarlo
direttamente. Qui vorremmo provare a ragionare su un aspetto non secondario rispetto
alla messe di nuove features che questa release 10.4 promette di portare con sè.
Partiremo da una provocazione. A lanciarla è stato sul suo blog
Paul Thurrot. È un’analista di sistemi operativi, noto ai più
per il Super Site for Windows,
un sito di riferimento per quanti vogliano andare alla scoperta delle novità
in corso di elaborazione in casa Microsoft. Chi volesse farsi un’idea, ad esempio,
di come sarà Longhorn, il successore di Windows XP, troverà
su quelle pagine una mole impressionante di screenshot
e anteprime commentate. Nella schiera dei cultori di Apple qualcuno potrebbe
a questo punto storcere il naso: in fondo a parlare sarebbe uno legato a filo
doppio con il ‘nemico’. Non è esattamente così. Thurrot, che dei
prodotti della Mela si occupa spesso, non ne mette mai in discussione la qualità.
Le critiche che muove sono rivolte soprattutto alle strategie commerciali di Cupertino.
Cosa dice di Tiger? Che è valido, che ha alcune novità davvero interessanti,
ma roba di poco conto, non sono funzionalità di grande rilievo e soprattutto
tali da giustificare il prezzo. Insomma: Tiger costa troppo. Di più: chiedere
129 dollari (o euro) per un aggiornamento paragonabile, a suo dire, al Service
Pack 2 per Windows XP è una rapina.
Sono due le considerazioni che si possono fare. Il paragone con un Service
Pack per Windows non sta in piedi, semplicemente non regge. Basterebbe confrontare
le liste delle nuove funzionalità prendendole dai siti di Apple
(in dettaglio da quello americano) e Microsoft.
Tutto si può dire di Tiger meno che sia una mega-patch tappabuchi. Pur
ammettendo che di quelle 200 novità solo una parte risulterà utile
all’utente medio, non si può dire che non rappresentino un avanzamento
concreto rispetto alla versione attuale su diversi fronti. Quello che Thurrot
trascura, poi, è un altro fattore. Molte delle innovazioni presenti non
avranno forse un impatto immediatamente tangibile, ma costituiscono la base fondamentale
su cui chi sviluppa software potrà realizzare programmi e prodotti migliori.
Non si misura anche da questo la bontà di un sistema operativo?
C’è poi il fattore del prezzo. Sono davvero tanti 129 dollari?
Se si prende in considerazione il costo del prodotto in sé e per sé,
e si valuta che ci troviamo davanti al miglior sistema operativo sulla piazza,
si sarebbe portati a rispondere di no. Il fatto è che a comprare e installare
Tiger saranno per lo più utenti che aggiornano. Ad essi si aggiungeranno
quanti acquisteranno un nuovo Mac dal 29 aprile in avanti. Se per questi ultimi
il prezzo viene in qualche modo ammortizzato dal possesso di una nuova macchina
aggiornata a livello hardware e software, diverso è il discorso per i primi.
Fatto un rapido e semplice calcolo, un utente italiano che ha comprato un Mac
nel 2001 con installata la versione 10.1 di Mac OS X e che ha sempre aggiornato
il sistema operativo, avrà speso in tre anni circa 400 euro. Che non sono
pochi.
Se c’è un appunto che deve essere mosso ad Apple, quindi, è per
via di una politica commerciale davvero poco flessibile, che non premia in alcun
modo la fedeltà degli utenti più disposti a seguire l’evoluzione
dei suoi prodotti. Una sola l’eccezione. La casa di Cupertino applicherà
anche questa volta il programma Up-to-Date. È rivolto a quanti avranno
acquistato tra il 12 aprile e il 9 luglio un nuovo Mac sprovvisto di Tiger. Seguendo
le istruzioni
riportate sul sito, sarà possibile ricevere a casa il DVD con il sistema
operativo al solo costo del materiale, ovvero a 17 Euro.