Terza giornata di polemiche e terzo attore in gioco per la vicenda che vede contrapposti ANTISEC e FBI sul presunto furto di milioni di Apple UDID da un laptop del bureau. Dopo la smentita dell’agenzia federale, che tramite comunicato stampa e dichiarazioni furenti sui social network ha affermato di non aver subito nessun tipo di attacco informatico, è il turno di Cupertino a prendere la parola. E lo fa per eliminare ogni dubbio prima che si trasformi in polemica: Apple non ha fornito alcuna informazione all’FBI.
La questione dev’essersi fatta davvero spinosa oltreoceano, considerato come la Mela non sia solita scomodarsi per dichiarazioni ufficiali, nemmeno in caso di passaparola negativo. Una posizione scomoda per l’azienda, tanto da costringere la portavoce Natalie Kerris a rilasciare un comunicato alla redazione di All Things D:
«L’FBI non ha richiesto informazioni ad Apple e noi non le abbiamo fornite all’FBI stesso o ad altre organizzazioni. Inoltre, con iOS 6 abbiamo introdotto un nuovo set di API pensate per rimpiazzare l’uso degli UDID, che verranno presto bannati.»
Dichiarazioni che appaiono credibili quelle di Cupertino, soprattutto dopo la strenua difesa della privacy degli utenti contro il rivale Google, reo di aver spiato gli utilizzatori di Safari Mobile, costata una multa record al colosso di Mountain View. Ma rimangono comunque 12 milioni di dati sensibili – tra codici UDID, numeri di telefono e informazioni anagrafiche – rimasti nelle mani di ANTISEC, che i cracker evidentemente da qualche fonte devono aver pur tratto. Il mistero, così, si infittisce.
ANTISEC continua a stuzzicare, soprattutto tramite social network, l’FBI. L’accusa è quella di tracking illecito dei cittadini, una sorta di spionaggio tutt’altro che autorizzato per raccogliere frammenti personali dell’esistenza degli utenti, come orientamento politico, tendenze sessuali e chi più ne ha più ne metta. L’FBI, per contro, insiste nel negare ogni eventualità, bollando il tutto come una farsa: nessun computer sarebbe stato violato, tantomeno con un exploit così semplice come quello Java sfruttato dai cracker. Apple se ne lava sostanzialmente le mani, escludendo ogni forma di coinvolgimento. Fra tutti questi litiganti, chi avrà ragione? E, soprattutto, dove è stata raccolta questa mastodontica mole di dati? E perché coinvolgere solo i device iOS e non il nutritissimo mondo della concorrenza, quale il variegato universo Android?
Tutte domande che difficilmente troveranno risposta, in attesa che ANTISEC pubblichi gli altri 11 milioni di Apple UDID in proprio possesso.