Grazie ai suoi prodotti, che sono diventati sinonimo di tecnologia e moda, Apple è diventata una delle aziende più importanti e famose del mondo. Tuttavia sembra che dietro a questo successo si nasconda anche qualche macchia. Gli ambientalisti cinesi, infatti, hanno criticano il colosso di Cupertino per le scarse attenzioni poste nei confronti dei fornitori in Cina, con la conseguenza di una bassa cura delle norme di sicurezza ambientali. Decine di operai, infatti, sarebbero stati avvelenati sul lavoro.
«Abbiamo scoperto che Apple non rispetta il suo impegno per garantire la sicurezza sul lavoro […] e la sua responsabilità ambientale per garantire la dignità ed il rispetto dei lavoratori». Queste le parole di Ma Jun, dell’Institute of Public & Environmental Affairs (IPE), la cui relazione è stata pubblicata ieri in collaborazione con i gruppi verdi. «[Apple] si preoccupa solo del prezzo e della qualità e non delle questioni di responsabilità ambientale e sociale».
Di diverso avviso Apple: secondo la portavoce Carolyn Wu, infatti, «[Apple] è impegnata nel garantire i più elevati standard di responsabilità sociale». Eppure l’anno scorso il principale fornitore cinese di Apple, Foxconn, è saltato agli onori della cronaca per diversi casi di suicidio che, secondo i critici, sono da attribuire alle dure condizioni di lavoro e ad una cultura militaristica imperante. Il CEO di Apple, Steve Jobs, ha negato ogni accusa, dichiarando che Foxconn non è una fabbrica.
Eppure rimangono le ombre su un’azienda che ha non pochi lati oscuri: l’indagine “The other face of Apple” ha constatato che almeno 49 operai cinesi che lavoravano nelle fabbriche di assemblaggio di Apple si erano ammalati: la causa sarebbe in un solvente, l’N-Hexane, utilizzato per pulire gli schermi touch. Un’altra azienda, la Wintek, ha dichiarato che, dopo aver smesso di utilizzare l’N-Hexane, i dipendenti hanno recuperato la salute.
Mentre aziende come HP, BT, Alcatel-Lucent, Vodafone, Samsung, Toshiba, Sharp e Hitachi sono state segnalate per aver risposto alle richieste dei dimostranti, prendendo le giuste misure per risolvere questi problemi di salute e ambiente, altre non si sono dimostrate così reattive. Per esempio Nokia, LG, SingTel, Sony e Ericcson. Ma tra di essere, Apple si è dimostrata la più evasiva.
Secondo un rapporto del 2010, il 61% dei 102 impianti segue le disposizioni di Apple sulla sicurezza e la prevenzione degli infortuni, mentre l’83% sono stati trovati in conformità con la prevenzione dell’esposizione a sostanze chimiche. Rimangono, tuttavia, i dubbi sui comportamenti di un’azienda che, nonostante abbia dichiarato un fatturato di oltre 26 miliardi di dollari, forse non sta facendo tutto il possibile per garantire quei lavoratori che garantiscono al gruppo i suoi prodotti d’eccellenza.