Apple torna a parlare del ruolo dei patent troll e lo fa senza mezzi termini. L’azienda più assillata da questi soggetti armati di avvocati – già in passato un report ha svelato come la Mela sia la società più coinvolta in cause troll – decide di battere i pugni sul tavolo. Ma gli effetti, almeno a breve termine, paiono essere di scarsa consolazione.
Per patent troll si intendono quei soggetti, solitamente delle società specializzate nella registrazione di brevetti, che avviano cause legali contro i grandi gruppi mondiali per trarne un diretto vantaggio economico. Lo scopo non è infatti quello di far valere le proprie o altrui registrazioni, piuttosto far pesca a strascico delle proprietà intellettuali più insolite per poi chiedere il pagamento di salatissime royalties. In questo modo si blocca l’innovazione tecnologica e si imbrigliano le società in reti da cui difficilmente riescono a uscire, se non con il pagamento di altissime somme di denaro. Una questione che da tempo gli organismi internazionali – tra cui la Federal Trade Commission – stanno cercando di regolamentare, senza però effettivo successo.
Così come viene rivelato dagli stessi avvocati di Cupertino, Apple è al momento coinvolta in 99 cause avanzate dai patent troll. E sebbene le cause dibattute siano state tutte vinte dalla Mela, il pagamento delle spese legali così come dei costi esorbitanti per le cause hanno spesso convinto il gruppo a un accordo extragiudiziale. Accordo a cui Apple non era tenuta, ma che si è reso più vantaggioso a livello economico. Quella in cui le aziende sarebbero strette, insomma, sarebbe una rete truffaldina, un metodo con cui i patent troll guadagnano sempre, in un modo o nell’altro.
«Apple ha raramente perso nel merito. Ma le vittorie sono poca consolazione, perché in ognuno di questi casi, Apple è stata costretta a pagare le proprie spese legali. Non a caso la frase di apertura di molte negoziazioni è “quel che chiediamo è meno di quanto ti verrebbe a costare dibattere la causa in tribunale”. Non sorprende, allora, che nonostante il successo nei dibattimenti Apple abbia accettato di accordarsi per 51 dei 57 casi chiusi.»
Su uno di questi soggetti in particolare, Lodsys, Apple ha davvero parole di fuoco. Secondo gli avvocati della Mela la società sarebbe solita raccogliere royalties da piccoli sviluppatori, per poi scappare quando la sua strada viene incrociata da grandi multinazionali. Questo perché solo quest’ultime hanno le risorse economiche sufficienti per stabilire il merito delle cause, bloccandone così il prosieguo delle azioni:
«Lodsys scappò via, accordandosi per una miseria con ciascuno dei developer, per evitare Apple in una sicura sconfitta nel merito. Lodsys non ha alcuno scrupolo in questa strategia. Continuerà a saltellare da sviluppatore sviluppatore, raccattando quante più royalties riesca finché non incontrerà un gruppo con le risorse sufficienti per spaventarlo.»
Delle parole che, così come sottolinea 9to5Mac, lascerebbero intendere un nuovo futuro per Cupertino: cosa potrebbe succedere, infatti, se Apple istituisse un fondo monetario per i piccoli developer, affinché possano trascinare i patent troll davanti ai giudici?