Il nome “App Store” potrebbe perdere l’esclusiva che Apple voleva per sé. Secondo quanto ammesso dal giudice federale Phyllis Hamilton, infatti, difficilmente la Corte potrà assicurare ad Apple il trademark e pertanto Amazon potrebbe veder autorizzato il proprio diritto ad utilizzare il medesimo termine per descrivere il proprio marketplace.
Amazon farebbe peraltro soltanto da apripista: Microsoft, Nokia, HTC ed altri ancora sono chiaramente interessati all’utilizzo della nomenclatura “App Store” e per questo motivo le polemiche contro il trademark si sono già moltiplicate da tempo. Sebbene la causa non sia ancora conclusa, al momento le sorti del processo sembrano pendere dalla parte della difesa: Apple non sarebbe stata in grado di dimostrare il fatto che l’uso comune del termine possa creare confusione e pertanto l’unicità del brand potrebbe non essere tale da meritare le garanzie della Corte.
Per Apple si apre pertanto un fronte legale di sicuro pericolo. In discussione, infatti, il tempo ed il danaro spesi per promuovere il proprio marketplace e per far emergere il brand come valore unico del proprio ecosistema. La beffa è peraltro nel fatto che la parte avversa, Amazon, offrirà il proprio “Appstore” ad Android, regalando così il brand di Cupertino a tutto vantaggio di un diretto concorrente.
Microsoft ha più volte sottolineato come lo stesso Steve Jobs abbia parlato dei marketplace rivali come di altri “app store”, il che renderebbe generico l’uso del termine. Le controaccuse di Cupertino sembravano meno efficaci della stilettata di Redmond, ma nel frattempo la gran parte del mercato si è cautelata con nomi alternativi utili ad evitare problemi legali. Finché Amazon non ha rotto gli indugi.
La sentenza non è stata scritta, ma quella del giudice Hamilton è una indicazione chiara: il trademark potrebbe decadere ed il termine “App Store” potrebbe diventare bene comune. Il che, per un settore in piena esplosione nel quale il leader aveva preso il largo, potrebbe favorire un riequilibrio parziale della situazione quantomeno in termini formali. La moltiplicazione dei nomi, quantomeno, sarebbe evitata e la descrizione generale “App Store” destinata a calamitare tutti i brand ivi impegnati.