Si ricorderà di certo la vicenda legale che qualche mese fa ha visto contrapposte Apple e IGB Gradiente, un’azienda brasiliana, sullo sfruttamento del nome iPhone. La società sudamericana ha infatti registrato il marchio agli inizi degli anni 2000, per poi sfruttarlo per uno smartphone Android 12 anni dopo. Perso il primo contenzioso, Cupertino ha riconquistato l’iconico marchio in appello.
La vicenda è apparsa sulla stampa per la prima volta lo scorso febbraio, quando IGB Gradiente ha rivendicato i diritti di sfruttamento esclusivo del marchio iPhone per gli smartphone della propria linea. D’altronde, la società ha brevettato il nome nel lontano 2000, sebbene il primo dispositivo così ribattezzato – uno smartphone Android di fascia media – sia apparso sul mercato locale solamente un decennio dopo. Iniziata la battaglia con Apple, è apparso evidente come la società sudamericana fosse ben disposta a cedere il nome previo un accordo economico, così come intuibile dalle parole del presidente Eugenio Emilio Staub:
«Siamo aperti a ogni dialogo in qualsiasi momento. Non siamo drastici».
Non c’è stato bisogno, però, di arrivare a una compensazione extragiudiziale: al processo d’appello voluto dalla Mela, il giudice Eduardo de Brito Fernandes ha sentenziato in favore di Apple, che riconquista così l’agognato marchio. Sebbene la corte abbia riconosciuto le tempistiche di registrazione del brevetto, il fatto che IGB Gradiente non ne abbia mai fatto ricorso prima ne farebbe decadere di conseguenza i diritti. Da più di 10 anni Apple utilizza il prefisso “i” per identificare i propri prodotti, un fatto talmente universale e immediatamente riconducibile all’azienda californiana, tanto da non poter essere sfruttato da altri.
«Il giudice ha deciso che il nome scelto da Gradiente fosse solo la combinazione di “internet” e “telefono”, in riferimento a un telefono con accesso mobile alla Rete, mentre Apple ha da tempo una linea di prodotti “i” estesa, registrata in molte nazioni.»
Non è però detta l’ultima parola, perché la decisione odierna potrebbe non essere quella definitiva. Sono previsti ulteriori gradi di giudizio qualora Gradiente desiderasse procedere e, stando a fonti non ancora confermate, l’azienda parrebbe pronta a orientarsi proprio in questo senso.