Si conclude la polemica sull’abbandono della certificazione EPEAT da parte di Apple: l’azienda, constatate le lamentele di pubblico e istituzioni, ha deciso di tornare sui propri passi. Ma ancora non è stata trovata soluzione alla questione della riciclabilità, punto cruciale che aveva spinto la Mela a scappare a gambe levate.
Il ritorno a EPEAT è annunciato da una mail di Bob Mansfield, il vice presidente della sezione Hardware Engineering che qualche giorno fa ha dichiarato il suo imminente pensionamento:
«Abbiamo recentemente appreso come i nostri fedeli consumatori siano rimasti delusi dalla rimozione dei nostri prodotti dal sistema di rating EPEAT. Riconosco come sia stato un errore. A partire da oggi, tutti i prodotti Apple sono di nuovo su EPEAT.
È importante sapere che il nostro impegno nella protezione dell’ambiente non è mai cambiato e da oggi è più forte che mai. Apple costruisce i prodotti più responsabili verso l’ambiente dell’intera industria. Infatti, i nostri team di ingegneri hanno lavorato davvero duramente negli anni per creare prodotti amici dell’ambiente e molti dei nostri progressi si sono manifestati in aree non ancora misurate dall’EPEAT.»
È proprio questo il pomo della discordia fra Apple ed EPEAT: sebbene la Mela abbia seguito un buon progetto di sostenibilità ecologica per i suoi ultimi device, l’istituto di certificazione non dispone dei mezzi per verificarlo adeguatamente. Ad esempio, i nuovi MacBook Pro presentano una batteria incollata al case e, così, EPEAT potrebbe marchiare il laptop come non riciclabile. In realtà, la batteria stessa sarebbe separabile dalla scocca tramite un processo, per quanto ingegnoso, non affatto inconcepibile, rendendo così il dispositivo pienamente riciclabile. A quanto pare, però, il dissenso educato dei clienti – e di alcune amministrazioni comunali, come quella di San Francisco, pronta a non acquistare più prodotti targati Mela – hanno fatto tornare Cupertino sui propri passi.