Non c’è posto sull’App Store per le applicazioni che sfruttano le soluzioni tecnologiche di Google Voice. Apple ha infatti iniziato a rimuovere dal suo store online tutti gli applicativi che utilizzano la tecnologia di Mountain View poiché duplicano alcune funzioni già presenti negli iPhone. Seguendo una politica analoga, la società di Cupertino sembra abbia inoltre sbarrato la strada all’applicazione ufficiale di Google Voice.
La rivelazione sullo stop al software è giunta direttamente da un portavoce della società del famoso motore di ricerca: «Lavoriamo sodo per portare le applicazioni di Google su diverse piattaforme, incluso l’iPhone. Apple non ha approvato l’applicazione con Google Voice da noi proposta sei settimane fa per l’App Store. Continueremo a lavorare per portare i nostri servizi agli utenti dell’iPhone, per esempio sfruttando i progressi nei browser per dispositivi mobili». Benché il comunicato proveniente da Mountain View sia molto diplomatico, appare evidente come la decisione di Apple abbia irritato non poco la società, da tempo attiva su più fronti per diffondere i propri servizi nel crescente comparto mobile.
Secondo numerosi osservatori, la decisione di Apple di rifiutare l’applicazione per Google Voice sarebbe giunta in seguito alla forti pressioni da parte di AT&T. Come le altre società attive nella telefonia, l’operatore statunitense non vede con particolare favore la soluzione creata da Google per risparmiare su SMS e chiamate a lunga distanza. AT&T teme una sensibile riduzione degli introiti, fenomeno già registrato nel corso delle ultime settimane in seguito alla distribuzione dell’applicativo basato su Google Voice per BlackBerry e Android. L’estensione del servizio agli iPhone potrebbe portare a una ulteriore riduzione dei ricavi per l’operatore telefonico.
L’ipotesi sulle forti pressioni da parte di AT&T sembra essere confermata anche dalle ultime indiscrezioni pubblicate online da Sean Kovacs, uno degli sviluppatori della versione mobile di Google Voice. Stando alla ricostruzione di Kovacs, l’applicazione di Mountain View fu approvata una prima volta in aprile da Phil Schiller in persona, uno dei manager di spicco di Apple. Nel corso dei mesi successivi l’atteggiamento di Cupertino sarebbe però cambiato, fino alla recente decisione di non inserire Google Voice nell’App Store e di rimuovere buona parte delle applicazioni che fanno affidamento su tale soluzione tecnologica.
Gli ultimi sviluppi della vicenda dimostrano ancora una volta quanto le politiche adottate da Apple per il suo App Store siano poco equilibrate e scarsamente aperte verso la libera innovazione delle soluzioni per il comparto mobile. Lo stretto legame con gli operatori telefonici per la commercializzazione degli iPhone pone numerosi vincoli e richiede alla società di Cupertino di muoversi con relativa cautela. I primi a rimetterci in questo delicato gioco degli equlibri sono gli utenti.