Nonostante le polemiche sollevate nei giorni passati sulle fabbriche di iPhone e iPad in Cina, sembra che le condizioni di lavoro di questi impianti siano superiori a quelle di tante altre strutture nel resto del paese. Sarebbe questa la conclusione delle prime visite effettuate dalla Fair Labor Association (FLA), che ha deciso di avviare uno studio sulle condizioni di lavoro dei dipendenti dei partner Apple tra i primi otto fornitori cinesi.
Al centro di ogni questione ci sono le segnalazioni di suicidio e comportamenti tendenti alla schiavitù nei reparti della Foxconn Technology Group. Condizioni di lavoro che porterebbero un aumento dello stress ed una caduta della qualità della vita delle unità impegnate. Ma ad essere sotto l’occhio delle indagini ci saranno ora anche altri gruppi quali Quanta Computer Inc, Pegatron Corp, Wintek Corp e altri ancora.
A conclusione del primo giro di visite, Auret van Heerden, presidente della FLA, ha dichiarato che «le strutture sono di prima classe, le condizioni fisiche sono molto, molto superiori alla media». Quindi i problemi non sarebbero collegati alla qualità degli impianti quanto ad una sorta di monotonia, di noia, di alienazione. Un quadro già descritto da un’attivista cinese, che alcuni giorni fa aveva denunciato situazioni ben peggiori rispetto a quella della Foxconn.
Ma allora quali sarebbero i reali motivi che hanno innescato questi disagi tra i dipendenti? La risposta potrebbe essere la seguente: molti lavoratori, provenienti dalle zone rurali del paese, subirebbero uno shock nel momento in cui devono affrontare uno stile di vita industriale e molto intenso. Lavoratori che avrebbero, quindi, bisogno di un supporto emotivo.
E a chi potrebbe accusare van Heerden di dipingere un quadro positivo e sommario dei fornitori Apple, il presidente ribatte che il sistema FLA è molto duro, basato su visite senza preavviso, accesso completo e report pubblici.