“Ehi Siri, parla piano”: Apple sta valutando l’idea di dotare Siri di una nuova funzionalità, relativa alla capacità di comprendere quando l’utente sta bisbigliando e rispondendo quindi con un sussurro. Lo dimostra un nuovo brevetto depositato dalla casa di Cupertino presso l’US Patent and Trademark Office, che contiene informazioni su come l’azienda potrebbe aprire la strada ad alcune conversazioni più intime tra l’utente e l’iPhone.
Quando ci si trova in pubblico è infatti imbarazzante porre domande più intime e delicate a Siri, come questioni mediche e problemi personali. E che dire di quando ci si trova ad esempio al cinema, in una biblioteca o in un posto in cui è necessario essere discreti e dunque non parlare a voce alta, come in un open space? In situazioni come queste, probabilmente tutti evitano di porre domande a un assistente virtuale, al momento incapace di comprendere quando l’oratore sta bisbigliando e quindi rispondere semplicemente sussurrando.
Nei documenti della nuova proprietà intellettuale depositata da Apple si rileva infatti come gli attuali assistenti virtuali siano incapaci di comprendere le diverse tipologie di parlato, ad esempio un sussurro:
Possono rispondere con una voce normale o forte, che può essere inopportuna in determinate circostanze in cui una risposta sussurrata è più appropriata. Fornire un assistente digitale in grado di rilevare un input vocale sussurrato e fornire una risposta vocale sussurrata è dunque importante.
E così in futuro Siri potrebbe riconoscere il sussurro dell’utente e rispondere a bassa voce. La prospettiva è certamente allettante poiché non solo tecnologicamente in grado di ampliare gli scenari d’uso dell’assistente per iPhone, ma anche di agevolare l’utente in quei contesti in cui è doveroso e delicato parlare a bassa voce, in modo tale che nessuno oltre lui possa ascoltare ciò di cui si sta discutendo.
La funzione non è semplice da integrare, tuttavia nel brevetto Apple spiega che iPhone e Apple Watch sono in grado di misurare l’ampiezza e la frequenza di un input sussurrato, per poi inviarlo a Siri. Ma chiaramente, trattandosi di una proprietà intellettuale non è certo che la casa californiana decida davvero di introdurre tale feature nel proprio assistente virtuale, eppure la soluzione sarebbe certamente ragionevole e utile. Quindi, perché no?