Apple è tra le aziende accusate dal governo americano per aver ostacolato la libera concorrenza in ambito eBook. Secondo la documentazione depositata nella giornata di oggi dall’organo antitrust a stelle e strisce, la società di Cupertino, insieme a Hachette, HarperCollins, Macmillan e Penguin, avrebbe stabilito un prezzo minimo sotto al quale non scendere per la vendita dei libri in formato elettronico, con ovvie conseguenze.
Il Dipartimento di Giustizia statunitense ha in programma nel corso della settimana incontri con i vertici di alcuni degli editori in questione, al fine di fare chiarezza sulla vicenda e verificare le responsabilità. Apple, che distribuisce i volumi presenti sullo store virtuale iBookstore mediante l’applicazione iBooks disponibile per i dispositivi iOS, ha già annunciato di non avere intenzione di comparire di fronte al giudice. Lo stesso ha fatto Macmillan, sostenendo la tesi che l’ingresso in scena della mela morsicata ha al contrario favorito la concorrenza, in un mercato prima dominato da Amazon e dai possessori dei suoi reader della linea Kindle.
Il punto di vista fornito da Steve Jobs sul settore degli eBook è piuttosto chiaro, come riportato anche in un passaggio della biografia ufficiale firmata da Walter Isaacson. L’ex iCEO “odiava” il modello di Amazon ed era sicuro di dividere il medesimo sentimento con gli editori, secondo il suo parere costretti a vendere i libri in formato elettronico sottocosto. Per questo motivo Apple ha scelto di scendere in campo e offrire una propria alternativa, certa che sarebbe stata accolta a braccia aperte dai publisher.
Abbiamo detto gli editori che, secondo il nostro modello, sono liberi di decidere il prezzo d’acquisto e noi tratterremmo il 30%. I clienti pagheranno di più, ma alla fine è ciò che vogliono.
La questione è giunta ora nelle aule della giustizia americana, che come annunciato oggi approfondirà il comportamento di tutti i protagonisti per accertarne eventuali scorrettezze.