Un recente brevetto depositato da Apple fa pensare ad uno shop online 3D, simile a ciò che noi oggi vediamo nei vari metaversi quali Second Life.
Alla base di questa idea c’è la constatazione che l’esperienza di acquisto online, su un tradizionale sito internet, può sembrare sterile e isolata rispetto ad una immersiva 3D, che dovrebbe essere più coinvolgente.
Apple non è, almeno questa volta, la prima ad esplorare il terreno minato degli shop 3D. E’ un mondo tutto nuovo, ancora da sperimentare e scoprire che è tutt’altro che banale e nel quale molti sono già “inciampati“.
Innanzitutto bisogna scordarsi di riprodurre in 3D ciò che esiste in “real life”. Le dinamiche anche solo di movimento nello spazio 3D sono molto diverse da quelle della vita fisica, basti pensare al fatto che noi nei negozi ci entriamo camminando dalla porta, mentre in Second Life si vola ed è quindi più comodo entrarci dal tetto (che deve essere quindi aperto).
In secondo luogo va sempre chiarito a chi vuole muovere i primi passi nei mondi online che il punto di forza di questi ambienti è la socialità. Creare uno shop 3D da visitare da soli è uno spreco enorme di risorse senza nessun ROI che, al massimo, si può vendere in comunicazione spiccia per qualche trafiletto sul Corriere.
Se vogliamo offrire vero valore aggiunto al consumatore dobbiamo quindi creare un ambiente 3D immersivo, persistente, possibilmente inserito in un metaverso già esistente (non creando micro-metaversi ad hoc) nel quale il consumatore può incontrare in tempo reale altri consumatori, con cui confrontarsi, o personale dell’azienda pronto a dare spiegazioni di qualità.
Si capisce subito che è un lavoro difficile e da studiare bene a tavolino, non basta qualche ora di Maya per creare un’esperienza. Certo, il fatto che Apple si muova e si interessi a questo mondo dimostra che Second Life e i metaversi sono tutt’altro che morti, riempiendo di curiosità gli appassionati su quello che verrà.