Apple potrebbe tagliare presto il 40% della produzione dei suoi iPhone 3G. L’indiscrezione giunge da alcuni analisti e sarebbe basata sugli attuali livelli di vendita e sulla contrazione dei mercati a causa della crisi finanziaria degli ultimi mesi. La società di Cupertino potrebbe dunque disporre un rallentamento nella produzione del suo famoso smartphone nel corso dell’ultimo trimestre del 2008, benché fonti vicine ad Apple paiano prospettare scenari meno pessimistici per l’iPhone.
L’ipotesi di un taglio netto nella produzione giunge da un recente rapporto di Craig Berger, analista della banca di investimenti FBR Capital Markets, che nell’ultimo periodo ha valutato le prestazioni di Apple e l’andamento delle vendite nell’agguerrito comparto degli smartphone. Secondo Berger, una riduzione nella produzione sarebbe un chiaro segnale sul rallentamento globale dell’economia ora pronto a colpire anche le fasce più alte dei consumatori, uno dei principali target commerciali della società di Cupertino. Una previsione molto negativa e distante da una precedente valutazione, che aveva stimato il rallentamento della produzione entro il 10% lo scorso mese.
Le stime di FBR Capital Markets sono state fortemente criticate da Philip Elemer-DeWitt di Fortune, che in un intervento sul suo blog ha fornito una cronologia delle recenti previsioni prodotte da Craig Berger sull’andamento delle vendite e sulle stime di produzione dell’iPhone. Previsioni spesso eccessivamente pessimistiche e sostanzialmente distanti dagli effettivi risultati ottenuti da Apple nel corso delle ultime trimestrali.
La società di Cupertino ha preferito non commentare direttamente le stime di Berger. Un rallentamento nelle vendite, e dunque la necessità di tagliare parte della produzione, potrebbe comunque risultare inevitabile per venire incontro all’attuale quadro economico e alla fine dell’onda lunga creata dal lancio dell’iPhone durante i primi giorni dello scorso giugno. L’effetto crisi potrebbe essere mitigato dalla stagione degli acquisti natalizi, generalmente la più redditizia nel corso dell’anno fiscale, consentendo così ad Apple di mantenere sufficientemente alto il livello degli ordinativi senza incorrere in problemi di stoccaggio. Una diminuzione nella produzione potrebbe essere, infine, fisiologica e dovuta all’attuale livello delle scorte di iPhone, forse superiore a quanto inizialmente previsto dagli analisti della società della mela.
Intanto, sul fronte legale Apple deve fronteggiare una nuova class action, depositata in una Corte della California, legata ad alcuni malfunzionamenti nella gestione della memoria nei modelli PowerBook prodotti a partire dal 2003. I computer in oggetto non erano effettivamente in grado di funzionare correttamente con due banchi distinti di memoria RAM, tanto da aver spinto Apple a una intensiva campagna di richiamo per risolvere il problema. Secondo i curatori della causa, la società di Cupertino avrebbe però sottostimato il problema fornendo l’assistenza gratuita a una ristretta selezione di PowerBook, tagliando così fuori migliaia di altri clienti. Attraverso la class action viene dunque richiesto ad Apple un rimborso per le spese affrontate per le riparazioni.