La trimestrale Apple non sembra mostrare crepe: nonostante i giorni tesi a causa delle note vicende legate alle stock option e ad un ipotetico coinvolgimento di Steve Jobs, i numeri dipingono per il gruppo un momento d’oro che si riflette in un balzo in borsa e nel superamento dei 100 dollari per azione nel mercato after-hour.
Le note sono positive su tutti i fronti: 1.52 milioni di Mac venduti, 10.5 milioni di iPod smerciati, crescite rispettivamente del 36 e del 24%. In tutto, il gruppo raggiunge profitti per 770 milioni di dollari (rispetto ai 410 di un anno prima), ovvero 87 centesimi per azione, cifra che supera di gran lunga i 54/56 previsti dal gruppo ed i 63 stimati dagli analisti. Per questo motivo la giornata si chiude in positivo a Wall Street di oltre 2 punti percentuali ed il mercato continua a contrattazioni chiuse con una proiezione positiva di oltre 5 punti percentuali ulteriori.
Il momento positivo del gruppo non vive di soli ricordi, però: nel futuro di Cupertino vi sono già i nomi Leopard ed iPhone a fare capolino e le comunicazioni ufficiali fanno molto affidamento su questa attesa per portare la mela verso vette ulteriori. L’iPhone dovrebbe fare la sua prima comparsa negli Stati Uniti entro poche settimane, mentre Leopard è stato rinviato all’autunno. Gli unici dati negativi sono relativi al trimestre precedente, quando soprattutto il computo degli iPod venduti aveva toccato punte particolari in coincidenza del Natale (i numeri dei due periodi sono dunque confrontabili solo su base statistica). In questo caso il calo raggiunge circa il 50%.
Le comunicazioni relative alla trimestrale prevendono un inevitabile contestuale cenno al caso stock option: il gruppo fa cerchio attorno al suo leader e si nega ogni risposta alle accuse provenienti da quanti già sono rimasti nelle maglie delle prime indagini. Apple si posiziona sulla scia di quanto scaturito dalle indagini interne e riceve in merito le prime rassicurazioni dalla SEC. Dalla SEC, però, giunge parallelamente richiesta di maggiore chiarezza circa la posizione di Jobs nella vicenda (posizione appesantita dalle accuse provenienti soprattutto da Fred Anderson, ex-Chief Financial Officer).