Dopo eBay, Microsoft e Google, Apple non fa eccezione e paga scotto alla trimestrale. Non bastano, anche in questo caso, numeri aurei e profitti in ascesa: non solo le attese erano migliori, ma è soprattutto il futuro anche in questo caso a preoccupare gli analisti. A riassunto dei dati che seguiranno, è sufficiente tenere in considerazione il dato finale di Wall Street: +0.81% il titolo a fine seduta, -10.08% a chiusura delle contrattazioni after-hour.
Di per sé la trimestrale consegna ad Apple una fotografia decisamente rosea dell’andamento di mercato. Il comparto Mac, in particolare, è andato bene come non mai con un aumento di ben il 41% rispetto all’anno precedente con il desktop a crescere per una volta più dei portatili. Il numero va interpretato, come suggerisce Forbes, alla luce di quello che è stato l’aumento generale del settore: il mercato dei pc è infatti cresciuto del 15%, cifra invece quasi triplicata dalle commesse di Cupertino.
In aumento anche le vendite di iPod (+12%), mentre gli iPhone venduti nel trimestre sono stati 717mila (confermato pertanto l’obiettivo di 10 milioni di telefoni venduti entro l’anno fiscale). Entro settembre, poi, vengono annunciati nuovi prodotti ed in particolare un’opera di revisione che potrebbe presumibilmente coinvolgere il comparto laptop.
In tutto l’azienda ha registrato un introito di 7.46 miliardi di dollari (oltre i 7.37 previsti dagli analisti), con un profitto netto di 1.07 miliardi (1.19 dollari per azione contro gli 1.08 previsti). Nel terzo trimestre del precedente anno fiscale le cifre si assestarono su un lordo da 5.4 miliardi ed un netto di 818 milioni. Se le azioni subiscono il tracollo nell’after-hour è soprattutto per le timide previsioni rilasciate per il trimestre in corso. Apple infatti attende entrate per 7.8 miliardi, ben al di sotto degli 8.32 attesi dagli analisti. Ulteriore parametro depressivo potrebbe venire dal margine utile, oggi più alto che mai grazie alle buone performance dei comparti più profittevoli: il calo previsto dal 36.9 al 34.8% potrebbe preludere a numeri in ribasso per l’immediato futuro. Le alte attese sul gruppo, quelle che hanno per tempo portato le azioni a volare, sortiscono dunque ora effetto contrario deprimendo la quotazione a 150 dollari circa (il valore dello scorso aprile, prima di un lento recupero fino a sfiorare quota 190 tra maggio e giugno).
Ma sulle azioni grava un ulteriore peso, tanto importante quanto poco relativo alla mera materia economica. Tornano a farsi sentire, infatti, ipotesi pessimistiche sullo stato di salute di Steve Jobs, deus ex machina di Cupertino. Le ultime apparizioni in pubblico, i rumor circolati e le mancate smentite sembrano in qualche modo confermare le voci che vedono il numero uno della Apple alle prese con un vecchio male già superato una prima volta nel 2004. Si è parlato della vicenda anche in sede di comunicazione dei dati trimestrali, ma il Chief Financial Officer Peter Oppenheimer ha glissato sulla materia: «non ha in progetto di lasciare la Apple […] la salute di Steve è una questione privata».