Un nuovo brevetto entra a far parte dell’ormai sterminato portfolio della Mela. Il gruppo di Cupertino, a distanza di alcuni anni dall’invio della richiesta, è riuscito infatti a farsi riconoscere la paternità del sistema utilizzato per sbloccare l’iPhone ed altri dispositivi iOS dalla modalità sospensione. Il celebre “slide to unlock”, tradotto sui terminali italiani con il termine “sblocca” e proposto nella schermata di blocco dei device della Mela, dunque, è ora brevettato da Apple.
Realizzato per la prima volta dagli ingegneri della società operanti sul progetto iOS e presentato nella prima versione dell’iPhone, tale sistema ha l’obiettivo di impedire lo sblocco dei dispositivi mentre essi si trovano in tasca oppure in borsa, o più in generale sblocchi involontari. La richiesta di brevetto è stata depositata nel 2005 da Apple, ben prima che il Melafonino venisse svelato al mondo intero nella sua prima iterazione, e soltanto ora ha ricevuto risposta da parte dell’UPSTO: una risposta che da ragione alla società guidata da Tim Cook, la quale si ritrova adesso tra le mani una nuova importante arma nella lotta a suon di brevetti.
Il sistema di sblocco caratteristico dell’iPhone è stato ripreso infatti da numerosi altri dispositivi mobile, in primis quelli basati su Android, i quali si ritrovano ora in una situazione di assoluto pericolo: Apple potrebbe infatti scagliare tale brevetto nei confronti dei produttori di telefoni cellulari e tablet, chiedendo ai giudici di verificare eventuali violazioni di proprietà intellettuale. Il robottino verde, insomma, potrebbe presto affrontare un nuovo ostacolo a livello legale, dopo i numerosi giunti nel corso degli ultimi mesi.
Non solo Android, però, sarebbe a rischio: anche Windows Phone 7, ad esempio, propone un metodo piuttosto simile a quello scelto da Apple per i propri device ed ora coperto da brevetto e, allo stesso modo, Windows 8 potrebbe appartenere alle potenziali vittime di una nuova eventuale ondata di denunce da parte di Cupertino. Denunce che andrebbero ulteriormente a complicare il già critico puzzle delle diatribe legali tra i principali nomi dell’industria tecnologia e che potrebbero tuttavia esser sostituite da accordi economici tra le parti.