Nelle tante guerre ai brevetti in cui Apple è implicata, lo scorso ottobre una corte ha imposto l’ombra di ben 625 milioni di dollari per la violazione di alcune tecnologie registrate presenti in CoverFlow, Spotlight e in Time Machine. Il ricorso in appello, tuttavia, ha ribaltato le più funeste ipotesi, decretando innocente Apple.
La causa era stata intentata nel 2008 dalla società Mirror World, che ha accusato Cupertino di aver copiato il sistema di visualizzazione dei file utilizzato nel proprio sistema operativo e sui device portatili di iOS, sfruttando una modalità grafica già registrata. La questione è stata da subito annosa, perché le prove contro Cupertino non sono mai state evidentemente esplicitate e, non ultimo, perché CoverFlow è un software che Apple ha acquisito da terze parti.
Lo scorso ottobre il tribunale aveva stabilito che, qualora le prove fossero state considerate fondate, Apple avrebbe dovuto pagare più di 200 milioni di dollari per infrazione, raggiungendo l’incredibile somma di 625 milioni di dollari. Cupertino aveva subito aperto la procedura d’appello urgente, perché una simile pena avrebbe messo a repentaglio, con tutta probabilità, l’esistenza di Apple stessa.
Già al primo incontro di ottobre, però, il giudice Davis ha intravisto una possibile non responsabilità di Apple:
“Credo sia una spinosa questione legale stabilire se vi siano sufficienti prove a supporto della diretta infrazione o se non vi siano sufficienti evidenze riguardo all’uso di questi prodotti”.
Sei mesi dopo, al corpo giudicante questo dubbio è parso una certezza: Apple non ha direttamente violato alcun brevetto.
“In questa causa, Mirror Worlds ha sicuramente dipinto un quadro attraente per la giuria, ma ha fallito nel costruire una solida base, sufficiente a supportare le prove richieste dalla legge. Per questo motivo, la corte respinge il caso di infrazione e la richiesta danni di Mirror Worlds”.