Come suonerà la musica del futuro? A giudicare da alcune indiscrezioni di queste ore, avrà il suono di un tamburo: un tamburo di guerra.
La scorsa settimana, il settimanale tedesco Der Spiegel e il quotidiano statunitense Los Angeles Times hanno riferito entrambi di voci secondo le quali Apple Computer e Vivendi starebbero portando avanti da alcuni mesi trattative per la vendita di Universal Music Group, la più grande casa discografica mondiale. Quarantotto ore dopo, dalle colonne del New York Post, Microsoft si è inserita nella contesa, riportando alla mente i tempi in cui Steve Jobs e Bill Gates si affrontavano per la supremazia nel mercato dei PC.
Secondo quanto riportato dal Los Angeles Times, i primi contatti tra Vivendi e Apple risalgono allo scorso dicembre, quando i dirigenti delle maggiori case discografiche avevano assistito presso il quartier generale di Cupertino alla dimostrazione di un nuovo servizio per la musica a pagamento online. Apple avrebbe offerto tra i 5 e i 6 miliardi di dollari per l’intera divisione Universal, che da sola detiene il 25 per cento del mercato mondiale dei CD musicali.
«È meraviglioso quando qualcuno come Steve Jobs, che è generalmente considerato un visionario e un futurista, vuole investire nella musica quando tutti scappano spaventati da questo settore», ha dichiarato un operatore dell’industria discografica citato dal New York Post. Molti pensano che Apple, la cui quota nel mercato dei computer è ferma al 3 per cento, punti sulla musica online come business del futuro.
La proposta di Apple dovrebbe essere formalizzata il prossimo 29 aprile, in occasione del consiglio d’amministrazione di Vivendi. Ma proprio in quell’occasione, Steve Jobs e soci potrebbero ritrovarsi alle prese con i fantasmi del passato. Come 15 anni fa, Microsoft sarebbe pronta a pestare i piedi della compagnia californiana. Secondo le indiscrezioni del New York Post, per ora la compagnia di Redmond vorrebbe solo punzecchiare Apple e Vivendi, ma le sue proposte potrebbero farsi più concrete nei prossimi 15 giorni.
L’incertezza intorno al destino di Universal è totale, dal momento che Vivendi si trova alle prese anche con un’altra offerta: quella del petroliere Marvin Davis che, per 13 miliardi, vorrebbe mettere le mani su tutta la divisione intrattenimento di Vivendi, compresi i parchi a tema e gli asset nella cinematografia; si tratta di un’offerta tutto-o-niente, che cadrebbe nel caso Universal fosse ceduta separatamente. L’unica cosa certa è che questa vicenda farà da termometro per il futuro della musica online: se Apple e Microsoft andranno allo scontro, vorrà dire che avranno trovato il modo di fare ciò che finora non è riuscito a nessuno, ovvero fare della vendita di brani musicali in Rete un’attività profittevole.