L’arrivo nei negozi di Apple Watch, previsto per il prossimo 24 aprile in alcune nazioni selezionate, avvia ufficialmente la sfida della concorrenza. E da Apple Store vengono rimossi i braccialetti per il fitness dei produttori di terze parti, come i popolari Jawbone Up e il Nike+ FuelBand. È partita ufficialmente la sfida tra smartwatch e smartband?
Secondo quanto riporta Re/Code, gli store di San Francisco, Palo Alto, Los Angeles e New York non avrebbero più a disposizione gli smartband della concorrenza, tra cui i già citati Jawbone Up e Nike+ Fuelband. Il Mio, un rilevatore di battito cardiaco da polso, rimarrebbe invece disponibile solo sul negozio online targato mela morsicata.
La possibilità che questi prodotti potessero non trovare vita facile in Apple Store con l’arrivo di Apple Watch, per quanto intuibile, era già nell’aria dallo scorso autunno. I prodotti targati Fitbit, infatti, non hanno fatto più la loro apparizione tra lo shopping targato mela morsicata, lasciando intendere il gruppo californiano volesse unicamente proporre il proprio smartwatch.
Il mercato degli orologi intelligenti, sempre più popolare non solo per Apple Watch ma anche per altri esemplari di aziende rivali, potrebbe però segnare il destino definitivo per gli smartband. Con una differenza di prezzo non sempre molto ampia, infatti, i consumatori potrebbero semplicemente optare per uno smartwatch poiché ricco di più funzioni e ben più completo nel suo utilizzo. Sempre Re/Code sottolinea come il futuro del FuelBand di Nike sia incerto, mentre la società sembra sempre più concentrarsi sul software rispetto all’hardware, anche con proposte per gli stessi servizi Apple. Lo stesso fato sempre essere condiviso da Jawbone: uno dei pedometri più famosi, infatti, potrebbe aver cominciato un percorso ad ostacoli. Il tanto atteso Up3, ad esempio, sta subendo ritardi e non è stata ancora comunicata una data di distribuzione.
Sembra che la Mela non abbia ancora commentato ufficialmente le sue decisioni, ma non è la prima volta che l’azienda decide di rimuovere delle categorie merceologiche che potrebbero andare a detrimento di dispositivi autoctoni. Dopo l’acquisizione di Beats, ad esempio, le apparecchiature Bose sembrano essere scomparse, sebbene cuffie di altri marchi sopravvivano, come Sennheiser, Bowers & Wilkins e Marshall.