La migliore di sempre, secondo gli stessi organizzatori. Considerando la nota, instancabile voglia di migliorarsi di Arianna Ciccone e Chris Potter c’è da credergli, ma per chi non si fida c’è il programma, ricchissimo, di questa edizione che passerà alla storia per essere quella del crowdfunding. Molte cose, inevitabilmente, parlano del web: giornalismo e Big Data, la gamification, gli strumenti digitali al servizio dell’informazione, un freedom information act per l’Italia e anche le masterclass di Google. Questo soltanto oggi.
Il festival del giornalismo inizia oggi e proseguirà fino a domenica, sciorinando i suoi 500 ospiti per oltre 200 eventi (iPressLive ha curato anche una sezione con tutte le pubblicazioni degli speaker invitati al festival). Impossibile, dunque, riassumere tutto: molto meglio costruirsi il proprio percorso, anche da remoto, leggendo il programma e cercando poi le dirette streaming quando è possibile (e lo è spesso). Tutto il festival, infatti, è un grande happening aperto, di livello mondiale, unico nel suo genere.
Stamattina inizia #ijf14. Tutti gli eventi sono ad accesso libero. Vi aspettiamo a Perugia. http://t.co/5wpBlvCvT3 pic.twitter.com/RSGoMWJQxq
— journalism festival (@journalismfest) April 30, 2014
Come seguire il Festival
Per seguire gli eventi del festival, magari per un riassunto a fine giornata, c’è lo Speciale Live curato da Telecom Italia, che dalle 18.30 trasmetterà servizi, backstage, interviste ai protagonisti.
Se invece si preferisce seguire in diretta gli incontri con gli speaker, il metodo migliore è il canale YouTube del festival, peraltro embeddato nella home page di festivaldelgiornalismo.com, così da tenere d’occhio i diversi live nella sala Raffaello, alla Sala dei Notari o al Teatro Sapienza, tre fra i luoghi principali e sempre in streaming dei tanti luoghi in cui è sparso il festival.
Giornalismo e Internet
Non c’è dubbio che Internet sia un protagonista assoluto delle riflessioni del festival sul giornalismo. Come potrebbe non esserlo? Lo ha spiegato molto bene ieri all’evento di apertura, “War on journalism”, con tipica brevità anglosassone, Alan Rusbridger, fresco di premio Pulitzer con il suo Guardian per il lavoro sui leak di Edward Snowden che hanno portato il caso Datagate all’attenzione del mondo:
Ci sarà sempre bisogno di giornalisti. Non è cambiato questo, è cambiato tutto il resto.
Ed è proprio quel “resto” di cui si parlerà molto nei prossimi giorni. I contenuti si trasformano, il giornalismo deve imparare a usare i Big Data senza esserne usato. C’è una sorta di necessità di autodifesa della professione rispetto alle implicazioni della Rete. Da questo punto di vista, è di interesse assoluto l’hackers corner del festival, un vero e proprio programma di formazione per giornalisti e operatori della informazione attenti alle implicazioni professionali dell’era post-Datagate, dove si confronteranno esperienze e competenze per chiarirsi le idee sul whitleblowing, le forme di censura nel mondo, la tracciabilità delle attività online. Ad esempio, Marco Calamari spiegherà l’uso di TAILS, un ambiente di lavoro citato anche dallo stesso Snowden come uno dei più sicuri. Quindi, non solo geopolitica, teoria, ma anche soluzioni pratiche a problemi concreti del mestiere di giornalista, senza dimenticare però il contesto della Internet Governance sempre più pressante.