Le caratteristiche dei social network spesso spingono gli utenti più maliziosi ad approfittare dell’anonimato per lanciarsi in attività non del tutto ortodosse. Nonostante scherzi, molestie e stalking siano ormai all’ordine del giorno su questi servizi, è bene ricordare come l’anonimato in rete sia in realtà una sorta di finzione e la giurisprudenza è in molti casi orientata a punizioni oltremodo reali per quello che potrebbe sembrare un reato virtuale. L’han compreso a proprie spese due ragazze statunitensi, arrestate per aver creato account falsi su Facebook pensati per offendere una compagna di classe. È quindi ormai cosa confermata: sul network di Palo Alto, noto per essere non propriamente garantista in tema di privacy, è comunque meglio non scherzare con profili non veritieri.
Taylor Wynn, 15 anni, e McKenzie Barker, un anno più grande, hanno avuto la malaugurata idea di aprire una pagina Facebook dedicata ad una coetanea, dove quotidianamente venivano postate e commentate fotografie di nudo o in pose oscene. Le due, registratesi sul social network sotto falso nome, avevano fatto credere agli utenti fosse la nemica stessa a gestire la pagina, condendo il tutto con inviti a sfondo sessuale scritti in prima persona.
Così come riportato dallo sceriffo locale di Estero, la cittadina della Contea di Lee in Florida in cui vittima e carnefici risiedono, la fanpage ospitava ben 181 iscritti provenienti dalla Estero High School e, stando a quanto emerso dalle indagini, la ragazza offesa pare fosse totalmente ignara dell’accaduto. Interrogate dagli inquirenti, le colpevoli hanno ammesso di aver ordito questa trappola per mettere in ridicolo una collega, un’ex amica con cui i rapporti si erano interrotti a seguito di una lite. Secondo le studentesse, tutti a scuola non sopporterebbero la vittima e, per questo, è parso divertente sottoporla al pubblico ludibrio.
Ryan Bells, un luogotenente locale implicato nelle indagini, ha voluto commentare l’intera vicenda lanciando un monito a tutti gli internauti: ciò che spesso appare un gioco innocente, in realtà è un crimine punibile per legge. Dello stesso avviso è Joe Donzelli, portavoce del distretto educativo di Lee County, il quale ha ribadito come questi comportamenti, oltre dal punto di vista legale, siano sanzionabili anche in termini di curriculum scolastico.
Negli ultimi mesi, l’attenzione dell’opinione pubblica statunitense nei confronti del cyberbullismo è cresciuta a livelli esponenziali, a seguito di numerosi suicidi di teenager gay su cui è intervenuto anche il Presidente Barack Obama. Non è quindi casuale la condanna esemplare per la vicenda della Estero High School, che porterà le due carnefici alla reclusione o, in alternativa, a pene alternative di riabilitazione. In questo contesto, vale quindi la pena di ricordare come l’anonimato in Rete non sia mai garantito: sebbene la vittima non sia in grado di riconoscere i propri assalitori, le autorità hanno facile accesso a indirizzi IP e dati sensibili dei navigatori, grazie anche alla piena collaborazione che ricevono da aziende come Facebook per contrastare questi casi. Ciò che può apparire una simpatica vendetta per un piccolo torto subito, è in realtà un reato punito dalla legge. Questo anche in Italia, dove le recenti normative anti-stalking hanno introdotto specifici riferimenti alle molestie online.