Facciamo attenzione agli adolescenti più sensibili: la logica dell’avere tanti amici può trasformare Facebook in una macchina mortale. L’allarme ha una voce prestigiosa, quella dell’Accademia Americana dei Pediatri, che ha pubblicato oggi un rapporto clinico su adolescenti e social media per niente rassicurante.
Il rapporto (pubblicato online) evidenzia la connessione statistica fra alcune forme depressive negli adolescenti e i social network. Tutti quei fattori già più volte scovati nell’abuso di Big F, come l’ansietà, negli adolescenti affetti da problemi comportamentali e con bassi livelli di autostima può portare a esiti ben più tragici, come il suicidio.
In fondo, non è sempre la solita crudele domanda, “quanti amici hai?”, a instillare la convinzione di non valere nulla quando si ha una certa età? Ecco la ragione per cui negli Stati Uniti si sta lavorando per chiarire a genitori, educatori e agli stessi compagni di scuola che alcuni comportamenti considerati normali o comunque minimi (dal postare commenti ironici a veri e propri casi di cyberbullismo) sono da considerare molto gravi, anche se si verificano in un ambiente virtuale.
Insomma, il social network a volte può essere una terribile macchina stritola-adolescenti, o come viene definito dagli psicologi americani, un “anti-social”. Come difendersi?
Un lungo articolo sul Time conclude con una proposta interessante e un po’ controcorrente: essere amici dei propri figli.
“I medici dovrebbero incoraggiare i genitori a perfezionare le loro competenze tecniche, così se il bambino ha un account Facebook, bene, mamma, ne devi avere uno anche tu. E per quanto riguarda il dilemma dei genitori moderni (amico o non amico di tuo figlio?) sicuramente amico di tuo figlio.”
Cosa ne pensate? Più tempo insieme a parlare di quel che succede su Facebook, oppure meno tempo su Facebook sia i figli che i genitori?