Oltre 14.000 decessi si verificano ogni anno a causa delle strade in condizioni non ottimali, quasi un terzo di quelli che avvengono su strade e autostrade. Vite spezzate a causa di una manutenzione dell’asfalto lacunosa o poco efficace. Un problema che tutti conoscono da vicino, al quale ancora oggi si fatica a trovare una soluzione.
Una prospettiva interessante è quella legata a un progetto portato avanti nei laboratori della Delft University, dove un team di ricercatori olandese ha messo a punto un materiale che potrebbe essere in futuro impiegato al posto dell’asfalto tradizionale, in grado di autoripararsi e di ricaricare le batterie della auto elettriche. Il segreto è rappresentato dalla sua composizione: un mix tra fibre d’acciaio e batteri, che una volta riscaldato dà il via al processo riempiendo le piccole fessure inevitabilmente generate dal passaggio dei veicoli e dalle sollecitazioni atmosferiche (sbalzi termici in primis). Una visione che però richiederà lunghi test e fasi di collaudo prima di poter arrivare a concretizzarsi con la posa sulle strade pubbliche.
Due le principali difficoltà da affrontare. Anzitutto, per innescare il processo di autoriparazione è necessario scaldare la superficie e, sebbene l’esposizione diretta al sole potrebbe in parte aiutare, sarà quasi certamente utile ricorrere a una fonte di calore esterna. Poi, per far sì che le vetture elettriche possano essere ricaricate in fase di sosta (ai semafori o durante un parcheggio) dovranno essere equipaggiate con un sistema wireless, ovvero in grado di assorbire energia senza alcun tipo di contatto fisico con la strada.
Realizzare una carreggiata di questo tipo, secondo quanto prevedono i responsabili del progetto, avrà un costo del 25% circa superiore rispetto a quanto avviene oggi con l’asfalto tradizionale. Una spesa che si troveranno a dover sostenere le amministrazioni locali, poi però ripagata da un notevole risparmio legato agli interventi di manutenzione. Si tenga infatti in considerazione che le buche che tappezzano le vie delle nostre città e le pericolose crepe che si formano sulle corsie si sviluppano da fratture inizialmente di piccole dimensioni: è proprio in quello stadio della rottura che interviene il materiale messo a punto dalla Delft University, prevenendo così un peggioramento della situazione con le conseguenze che tutti conoscono.