AskJeeves, stop al "paid inclusion"

Il motore di ricerca AskJeeves, dopo 18 mesi di prova, sancisce un deciso stop al servizio di "paid inclusion" (inclusione a pagamento nell'indice delle pagine segnalate): tale opzione mina alle basi l'offerta del motore. Google è daccordo, Yahoo! no.
AskJeeves, stop al
Il motore di ricerca AskJeeves, dopo 18 mesi di prova, sancisce un deciso stop al servizio di "paid inclusion" (inclusione a pagamento nell'indice delle pagine segnalate): tale opzione mina alle basi l'offerta del motore. Google è daccordo, Yahoo! no.

Solo ieri l’annuncio di Yahoo!, e oggi segue a ruota il “niet” di AskJeeves: il motore di ricerca in giacca e cravatta ha infatti deciso, dopo 18 mesi di prove, di abbandonare il progetto Index Connect, ovvero l’inclusione a pagamento (“paid inclusion”) delle pagine segnalate.

Il servizio, appena introdotto da Yahoo! secondo modalità e garanzie del tutto particolari, è stato già nella giornata di ieri additato da Google come un metodo non corretto di procedere in quanto non rispettoso dei diritti dell’utente che sfrutta la ricerca. Va ricordato comunque come solo nel 2002 Google e AskJeeves abbiano siglato un importante rapporto di collaborazione e l’attuale comunanza d’intenti avversa a Yahoo! possa dunque avere una matrice comune non troppo celata (in seguito a quell’accordo da 100 milioni di dollari, una Overture già in difficoltà venne abbandonata e trovò rifugio e accoglienza presso Yahoo!).

Jim Lanzone, vicepresidente del gruppo, ha spiegato come il servizio di indicizzazione a pagamento crei soltanto lunghe liste di siti inutili, in grado esclusivamente di ostacolare l’attività di ricerca e la funzione di guida sul web che il motore anela a ricoprire. Lanzone sentenzia infine grottescamente: «non mischieremo mai più Chiesa e Stato». Metafora sgangherata quanto incisiva.

L’iniziativa di Yahoo! denominata “Site Match” ha sollevato non pochi dubbi “etici” circa la possibilità di introdurre l’opzione del pagamento nell’indicizzazione delle pagine, pratica che rischia infatti di minare alle basi la funzione dei motori all’interno della Rete. Nonostante le smentite e le rassicurazioni di Tim Cadogan, vice-presidente Yahoo!, ancora non è chiaro come il motore possa navigare contro se stesso non offrendo vantaggi in termini di ranking ai propri clienti.

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