Associated Press l’ha fatto capire con molta chiarezza: il gruppo non intende più sopportare ulteriormente quanti si muovono con fare parassita nel mondo dell’informazione online. AP vede violati i propri diritti ogni singolo giorno ed intende fare qualcosa. L’ideale trasmesso è ben delineato, ma più confuse sono le modalità con cui verrà portato a termine. Oltremodo chiara, invece, la direzione: portare un nuovo clima meritocratico sul Web.
Le decisioni AP vengono comunicate al termine di un meeting a San Diego, ma non spuntano nomi. Associated Press, insomma, non sembra voler prendere di mira siti specifici, ma intende più che altro stabilire una disciplina ed un nuovo sistema che vada a premiare l’informazione di qualità bocciando quanti invece vivono sulle spalle del lavoro altrui. Il nuovo regime dovrebbe pertanto penalizzare in qualche modo gli aggregatori, cercando invece di premiare chi produce “breaking news” e contributi originali.
Due i progetti in cantiere: il primo è relativo ad un sistema di tracciamento dei contenuti online, così da capire quali siano i percorsi dell’informazione; il secondo è relativo ad un motore di ricerca che dia precedenza e rilevanza a chi partorisce notizie invece di chi le copia. Quest’ultimo punto è focale nel discorso AP: i motori di ricerca troppo spesso indirizzano l’utenza verso fonti che non meritano, determinando così un flusso disequilibrato del traffico sulla Rete.
Associated Press, almeno in questa fase, non sembra voler agire per via legale. L’intento è semmai quello di generare un nuovo indotto attorno al mondo delle notizie online, facendo sì che solo chi merita possa raccogliere. I grandi nomi quali Google e Yahoo avranno buon gioco a cercare accordi con i produttori di contenuto, mentre i piccoli aggregatori dovranno adeguarsi e convenire sul fatto che la manna non possa piovere dal cielo.
Il portavoce AP Dean Singleton ha tenuto a battesimo l’iniziativa annunciando da una parte il modo in cui AP allunga la mano a chi volesse divenire (o rimanere) partner dell’agenzia di stampa; il discorso ha poi cambiato direzione, cercando nei partner una collaborazione che difenda l’interesse di quanti operano in modo legale e vedono le proprie opportunità negate da troppa informazione sanguisuga che basa sul furto dei contenuti il proprio modo di procedere.
Il tema è ovviamente delicato. Tentare di deviare i meccanismi del traffico sul Web è una questione complessa ed i cavilli legali che tutelano le controparti potrebbero essere un ostacolo difficile. AP sembra infatti non volersi più appigliare al concetto di “violazione di copyright”, ma affronta piuttosto il concetto di appropriazione indebita dei contenuti. Ad essere contestato è l’uso non autorizzato delle notizie (non espressamente la violazione della proprietà intellettuale), sconfinando volutamente in un terreno legale differente, più sottile, meno aggressivo.
Associated Press, insomma, sembra voler lasciare intendere intenzioni serie e serio approccio al problema. Non scontro, ma diversa distribuzione del valore presente sul mercato. Tutto ciò a poche ore dall’uscita di Rupert Murdoch, il quale chiede maggior tutela per l’informazione online e soprattutto una maggior remunerabilità dei contenuti. E tutto ciò a distanza di poche settimane da quando Google ha introdotto inserzioni pubblicitarie anche all’interno di Google News, configurandosi così come possibile outsider nel novero dei “parassiti” descritti da AP. Qualunque sia il filone di pensiero che avrà la meglio, la conclusione appare evidente: il mondo dell’informazione in Rete è destinato a cambiare sotto la pressione di alcuni grandi nomi che pretendono di veder maturare generosi introiti dai propri investimenti.