Per Assoprovider, gli Internet Service Provider Wireless (WISP) che da anni forniscono connettività WiFi consentendo ad una larga fetta di utenze di potersi collegare ad internet anche in assenza di altre di tecnologie come l’ADSL, rischiano di vedere in pericolo le loro aziende per interpretazioni di norme comunitarie e nazionali stranamente errate e casomai in ritardo di un decennio, da parte della Direzione Comunicazioni del Ministero dell’Innovazione e Sviluppo Economico. Come conseguenza, i clienti di questi operatori potrebbero ritrovarsi fuori della rete e nuovamente digital divisi.
Secondo l’associazione che riunisce i provider indipendenti, i WISP operano legalmente dal 2005 fornendo accessi internet via radio utilizzando le frequenze di libero uso, tuttavia alcune ispezioni da parte degli Ispettorati territoriali presso gli operatori WISP, in forza di alcune circolari diramate dalla Direzione Comunicazioni del MISE, starebbero trattando in modo restrittivo il tema riguardante la liceità dell’uso delle frequenze libere per la creazione di reti di comunicazione pubbliche. Assoprovider giudica “sconcertante” quanto sta accadendo, anche perché i WISP, senza ricevere nemmeno un euro di finanziamento pubblico, hanno contribuito concretamente ad abbattere il digital divide in Italia. L’associazione dunque annuncia una serie di azioni di tutela sia per le aziende del settore che per i molti loro clienti.
Il problema maggiore nascerebbe dall’uso delle frequenze da 5GHz che sono oggi di libero utilizzo e dunque non richiedono licenze ed assegnazioni. Frequenze che sono largamente utilizzate dai WISP al posto delle più comuni frequenze da 2,4 GHz oggi molto congestionate visto sopratutto il boom dei dispositivi wireless casalinghi. Frequenze che però sono diventate oggi anche oggetto di discussione da parte delle grandi aziende TLC che cercano e chiedono maggiori frequenze visto il boom dell’utilizzo delle tecnologie senza fili.
Assoprovider chiede dunque al Governo e al MISE chiarezza su questi ultimi avvenimenti e che, così come succede in gran parte d’Europa, i WISP italiani possano continuare a fruire delle risorse delle spettro radio, ritenendo che le attuali norme europee consentano l’utilizzo delle frequenze dei 2,4 GHz e 5GHz e ribadendo in particolare:
- l’uso delle frequenze dei 2,4 GHz 5GHz per realizzare reti di accesso ad internet da postazione fissa (comunicazioni pubbliche da postazione fissa)
- l’uso delle frequenze dei 2,4GHz, 5GHz per connettere Access Point del medesimo WISP (backbone)
- l’uso delle frequenze dei 17GHz, 24GHz per connettere Access Point del medesimo WISP (backbone)
- l’uso delle frequenze dei 2,4GHz, 5GHz, 17GHz, 24GHz, per “interconnettere” infrastrutture di rete di operatori della comunicazione
- l’accesso alle frequenze licenziate da parte dei WISP
Il Presidente di Assoprovider, Ing. Dino Bortolotto, afferma chiaramente che:
E’ chiaro che questi chiari di luna normativi che ogni tanto investono il settore non avvengono per motivi tecnici o di carattere legislativo, altrimenti non si capirebbe l’incoerenza esistente tra quanto sta accadendo al MISE e i bandi nazionali e regionali per le reti wireless passati e quelli tutt’ora pubblicati sui portali interessati (es. INFRATEL ndr), oltre ai temi legati al mercato dell’”Internet degli oggetti”, dell’Agenda Digitale, delle scuole 3.0, che vede proprio le reti wireless al centro di questi eco sistemi. I WISP non vogliono essere il capro espiatorio per un settore (quello delle Comunicazioni ndr.) che ormai deve essere completamente riformato se non rivoluzionato, allineandolo all’Europa e non piu’ con gli interessi feudali del potentato di turno. Ci si domanda attoniti come mai in generale l’economia nazionale deperisce a vista d’occhio? Ecco, quel che accade in questo nostro settore è un esempio che spiega in parte le ragioni.
In sostanza, Assoprovider ritiene che l’innovazione e lo sviluppo economico nascono da una reale volontà di liberare il mercato da lacci e lacciuoli.