Il monito lanciato da Assoprovider giunge prima di qualsivoglia annuncio, prima di ogni piano, prima di ogni alleanza, prima di ogni polemica. Giunge privo di peccato originale, portando avanti la semplice ambizione di chiarezza finalizzata al perseguimento di un mercato equamente concorrenziale. Per questo Assoprovider mette le carte in tavola prima di ogni altro: per avvertire sui possibili pericoli che una avventura tanto affascinante come quella preannunciata da Vodafone, Fastweb e Wind potrebbe nascondere al proprio interno. La tutela del mercato non può prescindere, insomma, dalla necessaria regolamentazione di un quadro che rischia di veder affievolita una concorrenza già oggi ampiamente annichilita dall’ingombrante presenza dell’incumbent.
Assoprovider teme che la creazione di un polo alternativo possa evolvere la situazione secondo forme ereditate dal passato, nel quale l’utente non ha scelta ed il mercato si trova nuovamente schiavo dei medesimi vincoli del passato. Cambia il padrone, insomma, ma non la regola. «Uno degli aspetti più importanti è come verrà garantito che l’utente finale non divenga “ostaggio” di prodotti e servizi decisi solo dai tre soggetti. Le unità immobiliari infatti potrebbero perdere ***OGNI*** possibilità di scegliere il fornitore anche al di fuori dei tre soggetti. Per superare in modo definitivo questo pericolo la soluzione è assegnare all’unita immobiliare il pieno controllo del mezzo trasmissivo ed in particolare per garantire l’indipendenza “reciproca” dei servizi è altamente auspicabile che il cablaggio passivo sia di tipo FTTH».
Assoprovider ricorda che il progetto che verrà presentato nelle prossime ore è una possibilità in esame da molti mesi ormai e sotto la piena sponsorizzazione di Calabrò (AGCOM) e Romani (Sviluppo Economico): «Di conseguenza prevediamo che al neonato consorzio verrà riservata una corsia preferenziale in termini di deregolamentazione, vincoli verso la concorrenza, finanziamenti pubblici etc etc. Ci ritroveremo così invece che con un monopolio come per la rete fissa, con un bell’oligopolio come per la rete mobile».
«Senza una regolamentazione opportuna sull’uso di cavidotti esistenti (leggi SOCRATE, ma non solo) ed anche su quelli costruendi il rischio è che l’operatore saturi volontariamente le risorse disponibili per impedire l’accesso ad altri operatori o per determinare a proprio piacimento il costo del transito per qualsiasi altro soggetto. OGNI scavo su suolo pubblico è sempre un disagio della collettività indipendentemente da chi paga lo scavo (tecnicamente in economia si chiamano esternalità)». Il rischio è che all’incumbent si aggiunga un nuovo polo, ma che il tutto venga posto in essere soltanto per approfittare della debolezza attuale di Telecom negli investimenti inserendo pochi nomi nuovi ai vertici del mercato. Il tutto, per logica conseguenza, in assenza di qualsivoglia garanzia per i piccoli provider che potrebbero voler dire la propria a tutto beneficio di equa concorrenza, tutela del consumatore e salubrità del sistema economico correlato».
Chiosa forte e diretta, un messaggio inviato ai tre grandi gruppi che nel primo pomeriggio cattureranno le attenzioni di tutto il paese per promuovere la propria partnership per la fibra ottica: «il bisogno del nostro paese di infrastrutture a banda ultralarga NON PUO e NON DEVE essere l’occasione per rendere il futuro della collettività condizionabile da un gruppo ristretto e chiuso di operatori difficilmente descrivibili come benefattori del nostro paese, anche alla luce delle recenti vicende giudiziarie».