Una nuova e pesante tegola si sta abbattendo in queste ore sull’asta per le frequenze da assegnare alla telefonia mobile che si dovrebbe svolgere nei prossimi mesi. Ne abbiamo parlato molte volte, e sappiamo come l’acquisizione delle nuove frequenze da parte degli operatori di telefonia mobile, sia fondamentale per poter mantenere alta la qualità dei servizi mobili e soprattutto per garantire buone prestazioni nel campo della banda larga mobile.
Sappiamo anche che il Governo ha intenzione di ricavare molto da quest’asta e precisamente circa 2,4 miliardi di euro, già inseriti nella finanziaria. Ma le frequenze che verranno assegnate da dove arrivano? Per la maggior parte sono le frequenze liberate dalle TV al momento del passaggio al digitale terrestre. E proprio da questo aspetto arriva il nuovo problema.
Al momento del passaggio al digitale terrestre, le emittenti televisive sono state obbligate a cedere le freuquenze non più utilizzate da loro. Obbligo derivante anche da una precisa richiesta dell’Unione Europea che aveva chiesto che le frequenze lasciate libere venissero destinate ai servizi wireless. Il problema è che solo le emittenti più piccole hanno dovuto cedere forzatamente il proprio spettro di frequenze della vecchia TV analogica. Proprio per questo è stato previsto un indennizzo pari al 10% dei 2,4 miliardi di euro del ricavato dell’asta.
Come dire che ci sarebbero 240 milioni di euro da distribuire alle emittenti locali. Peccato che il passaggio forzato al digitale terrestre sia costato a ogni emittente più o meno 3 milioni di euro e che queste siano poco meno di 400. Calcolatrice alla mano, risulta chiaro che il risarcimento per ognuna sarà davvero minimo. Ecco che le TV locali chiederanno un risarcimento pari a 480 milioni di euro, il doppio cioè di quanto concesso. Se il Governo non accetterà, partiranno molteplici ricorsi al TAR che di fatto bloccheranno l’asta per l’assegnazione delle frequenze, con tutti i problemi del caso.