Dici Atari e milioni di occhi vengono immersi dalla nostalgia: il brand, vera e propria icona del gaming dei primi anni ’80, naviga sul solco del precipizio ormai da oltre un decennio, quando una nuova tipologia di videogiochi ha invaso il mercato lasciando alle vecchie glorie soltanto briciole e malinconia. Ora per Atari è giunto però il giorno del giudizio: lo spettro della bancarotta si è improvvisamente affacciato al destino dell’azienda ed in molti in queste ore guarderanno alle sorti di chi, con grafica spartana e suoni di un’altra epoca, ha dato vita alle prime emozioni fatte a videogame da salotto.
La console veniva attaccata alla tv, il controller con cloche e pulsante veniva impugnato, una cassetta veniva infilata nell’apposito alloggiamento ed il gioco poteva avere inizio: Pong e Asteroid diventarono il passatempo di una intera generazione ed “Atari” divenne un brand universalmente riconosciuto ed apprezzato. Tutto il resto è storia, passando per la PS1 fino ad arrivare a Kinect ed alle altre forme odierne di gaming. In questo lento passaggio, però, Atari non ha saputo stare al passo con i tempi e la sua conversione al digitale è stata tanto lenta quanto inefficace. Ne è uscito così un gruppo spolpato il cui blasone non basta più a tenere in piedi un deficit sempre meno sopportabile.
Da qui al ricorso al Chapter 11 il passo è breve: la divisione statunitense di Atari è ricorsa al programma speciale per l’approdo ad una bancarotta pilotata, procedura in grado di salvare gli asset rimanenti e portare in liquidazione l’azienda. Trattasi di una procedura specificatamente regolata e tale da portare il gruppo verso una cessione dei singoli asset. L’intenzione ultima è quella di separare i destini della divisione USA dalla proprietà francese, avviando così la prima verso una gestione separata e ad una soluzione d’uscita indolore. Atari presto passerà pertanto a nuovo proprietario, e l’operazione prevede altresì la cessione dei diritti per Pong e per gli altri giochi ancora sotto il controllo dell’azienda.
Dal punto di vista finanziario si tratta di un passaggio obbligato e di un approdo già scritto da tempo nel destino dell’azienda. Dal punto di vista emotivo, però, la notizia non potrà che suscitare qualcosa di forte in chi in pochi anni ha visto cadere Blockbuster, ha visto cadere la Kodak ed ora assiste in diretta anche al tramonto di Atari: tre icone che rimangono travolte da una innovazione a cui non hanno saputo dare una risposta efficace, pagando cara l’inerzia di un impero che ha segnato il suo tempo.