Atlantide scoperta con Google Ocean?

Atlantide scoperta con Google Ocean?

“Quell’isola era più ampia della Libia e dell’Asia messe insieme; e da essa i naviganti di quel tempo potevano passare sulle altre isole, e da esse su tutto il continente opposto intorno a quello che allora era un vero e proprio mare..” Così Platone, nel Timeo, descriveva la mitica isola di Atlantide, un luogo mai scoperto, eppure – ancora oggi- sempre vivo e ben presente fra quei misteri che l’uomo non riesce a confermare, ma nemmeno a smentire.

A dimostrazione di come l’argomento Atlantide sia così interessante, pochi giorni fa Bernie Bamford, ingegnere aeronautico inglese di 38 anni, ha fatto scalpore in tutto il mondo dichiarando di aver scoperto tramite Google Ocean delle tracce marine che potevano far pensare alle fondamenta di un’antica città.

E vista la posizione, a circa mille Km dalla costa africana nell’Oceano Atlantico, subito è stata lanciata l’ipotesi che si potesse trattare dell’antica civiltà atlantidea.

Digitando le coordinate 31° 15′ 15.53″N e 24° 15′ 30.53W, l’ingegnere ha trovato quella che sembra la vista aerea di una città, un rettangolo che sembra ricordare l’incrocio delle strade di un insediamento umano. A diffondere la notizia per primo è stato il quotidiano inglese The Sun, il quale si è anche premurato di interpellare un esperto archeologo dell’università di New York, il professor Charles Oster. Lo stesso esperto ha avvalorato l’ipotesi, dicendo che:

la scoperta merita immediatamente un’ispezione sul luogo. D’altronde la locazione dove la poneva Platone non può che lasciarci affascinati

È stata però la stessa Google, poche ore dopo la notizia, a smentire le supposizioni atlantidee. Il colosso Usa ha infatti precisato che le linee visibili su Google Ocean sono delle tracce lasciate dai sonar delle barche per rilevare i fondali marini.

Google ha infatti precisato che

è vero che molte entusiasmanti scoperte sono state fatte grazie a Google Earth, come una foresta primordiale in Mozambico. Ma in questo caso ciò che gli utenti vedono è un risultato dato da un processo di collegamento di dati. I dati batimetrici sono infatti spesso collegati dalle navi che usano il sonar per misurare il fondo del mare. Le linee riflettono la scia della nave e la immagazzinano nei dati.

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