43 miliardi di dollari australiani, ovvero 30 miliardi di dollari americani: a tanto ammonta la scommessa dell’Australia sul broadband. Dall’altra parte del mondo, insomma, i moniti degli esperti sembrano essere stati raccolti con estrema serietà ed immediatamente trasposti in investimenti fattivi: la banda larga è il fattore che più di ogni altro potrebbe trainare un paese fuori dalla crisi economica e l’Australia intende presentarsi all’appuntamento forte di una posizione solida.
L’annuncio è avvenuto per voce del Primo Ministro Kevin Rudd ed ha qualcosa di sensazionale: 100 megabit al secondo per almeno il 90% delle abitazioni, scuole ed aziende. Nove utenze su dieci, insomma, dovranno avere un collegamento diretto alla fibra, mentre il restante 10% dovrà trovare nelle soluzioni wireless uno strumento utile per accedere ai servizi veicolati tramite la Rete (con obiettivo minimo comunque a 12Mbps). Il piano ha anche tempi che, in proporzione alla forte ambizione sbandierata, risultano essere oltremodo rapidi: 8 anni ed i lavori dovranno essere completati.
Ancora non è dato sapersi quale azienda potrà aggiudicarsi un appalto tanto importante, ma già il Governo notifica come la nuova rete sarà per il 51% di proprietà statale e per il 49% in mano a privati. Metà della spesa, quindi, sarà sostenuta da imprese intenzionate ad entrare nell’affare, mentre la parte restante sarà finanziata grazie a 4.7 miliardi immediati più successivi bond governativi concessi alla cittadinanza. A 5 anni di distanza dal completamento dell’infrastruttura lo stato potrà decidere se vendere o meno la propria fetta di maggioranza nella società: le condizioni verranno valutate soltanto a tempo debito.
Oggi la banda australiana viaggia su medie del tutto simili a quelle presenti in tutto il mondo. Il passo avanti annunciato, quindi, è qualcosa di clamoroso che identifica la rete come lo strumento principe per ogni tipo di comunicazione: dalla telefonia al Web, fino a radio e televisioni, tutto sulla fibra che di qui a 8 anni dovrà andare a portare il segnale praticamente in tutte le case della nazione.
La nuova super-rete faceva parte dei programmi elettorali che hanno portato Kevin Rudd a vincere le ultime elezioni. Oggi l’opposizione continua ad avversare la proposta, vedendo nel progetto un immane spreco i risorse poiché nessuna analisi conforta l’ottimismo del Governo e nessuna ricerca riuscirebbe a proiettare una quota d’uso della rete tale da configurare un autentico ritorno degli investimenti profusi. Se così fosse gli investimenti privati potrebbero venire meno e l’insuccesso potrebbe essere profondo ed oneroso. Il gruppo di Kevin Rudd sembra però particolarmente convinto della bontà del progetto, peraltro avvalorato da analisi tecniche ed economiche che in ogni dove suggeriscono di investire sulla banda larga per oliare i meccanismi dell’economia e poter così trainare ogni attività fuori dal pantano attuale.
In Italia le cifre ipotizzate si fermano al di sotto dei 10 miliardi, ma il tutto è per ora rimasto chiuso in un fascicolo firmato da Francesco Caio ed in attesa di valutazione negli uffici di Scajola.