Toyota ha recentemente annunciato i piani per la vendita della prima automobile ad idrogeno. Sebbene questo carburante sia facile da produrre e rispetti l’ambiente, è necessario risolvere ancora alcuni problemi, tra cui l’immagazzinamento e il trasporto del gas stesso. Gli scienziati dello Science and Technology Facilities Council (STFC) del Regno Unito hanno trovato una soluzione: usare l’ammoniaca per produrre idrogeno on-demand in situ.
Per ricavare l’idrogeno dall’ammoniaca (formula chimica NH3) viene impiegata una tecnica denominata cracking, con la quale si ottengono tre parti di idrogeno e una parte di azoto. I migliori catalizzatori usati per questo processo chimico sono però i metalli preziosi. Il nuovo metodo, sviluppato dai ricercatori inglesi, permette di ottenere lo stesso risultato ad una frazione del costo, utilizzando due processi chimici simultanei con ammoniuro di sodio, invece del catalizzatore. La produzione di ammoniaca richiede infrastrutture meno complesse (come quelle per il GPL) e lo storage può avvenire a pressioni inferiori rispetto all’idrogeno.
L’idrogeno è conservato nel serbatoio del veicolo ad una pressione elevata e ciò crea problemi per la sicurezza. All’interno delle auto si potrebbe invece installare un reattore di decomposizione (visibile nell’immagine in evidenza) che estrae idrogeno dall’ammoniaca, in quantità sufficiente per attivare la combustione nel motore. Gli scienziati hanno anche pensato a come rendere l’ammoniaca più sicura e ridurre il rilascio di gas NOx (il sottoprodotto del cracking).
Il 2015 dovrebbe essere l’anno della diffusione di massa delle auto elettriche, ma questa tipologia di veicoli non permette ancora di coprire grandi distanze con una sola carica della batteria. L’idrogeno invece permette di raggiungere un’autonomia simile a quella che si ottiene con la benzina (o il gasolio) in un auto tradizionale.