Autodiagnosi delle MST online: un problema enorme

Sempre più persone preferiscono l'autodiagnosi di malattie sessualmente trasmissibili tramite forum, chat e social, evitando il parere del medico.
Autodiagnosi delle MST online: un problema enorme
Sempre più persone preferiscono l'autodiagnosi di malattie sessualmente trasmissibili tramite forum, chat e social, evitando il parere del medico.

Sempre più persone si affidano alla rete per l’autodiagnosi delle malattie sessualmente trasmissibili, spesso saltando a piè pari il parere di medici e specialisti. È l’allarmante risultato emerso da uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica JAMA, pronto a evidenziare un rischio sanitario non da poco.

Lo studio, condotto da alcuni ricercatori dell’Università della California, ha voluto analizzare i fenomeni dell’autodiagnosi – ma anche della cosiddetta “diagnosi di gruppo” – sul fronte delle malattie sessualmente trasmissibili (MTS). Queste ultime, infatti, hanno negli ultimi anni visto un aumento repentino negli Stati Uniti e, fra le cause, vi potrebbero essere proprio carenze informative e la tendenza a credere al parere di sconosciuti incontrati sul Web, anziché al proprio medico di fiducia.

Per l’analisi, i ricercatori hanno vagliato nel dettaglio un campione rappresentativo di 500 post relativi alle malattie sessualmente trasmissibili, presenti su chat, forum e social network. Passando al setaccio domande e risposte, gli esperti sono riusciti a individuare tutti quei messaggi scritti da utenti che, pur trovandosi in una condizione di malessere fisico, hanno deciso di evitare il parere di un medico qualificato preferendo invece l’autodiagnosi online.

I risultati sono abbastanza preoccupanti. Di tutti i messaggi sulle MTS, il 58% è rappresentato da una richiesta di diagnosi e, di questi, il 31% riporta immagini a corredo nel tentativo di facilitare l’identificazione del disturbo. Di tutti coloro che hanno preferito una diagnosi di gruppo, solo il 20% ha vagliato precedentemente il parere di un medico oppure di uno specialista. Il tasso di risposta è contestualmente molto elevato, con l’87% di questi messaggi capace di generare delle conversazioni davvero prolifiche.

Eppure non sempre i consigli ricevuti online, proprio poiché scritti da inesperti – o peggio, da millantatori – possono essere considerati affidabili per identificare e curare le propria malattia sessualmente trasmissibile. Anzi, nella maggior parte dei casi questi interventi rappresentano una delle cause principali di nuovi contagi, poiché gli utenti potrebbero essere stati immotivatamente rassicurati e, di conseguenza, rischiano di contagiare altri partner.

Sebbene la diagnosi di gruppo abbia il beneficio di garantire un relativo anonimato, risposte veloci e opinioni multiple, l’accuratezza è sconosciuta, considerando come chi risponde potrebbe parlare sulla base di ridotte informazioni sul paziente oppure essere privo di competenza medica. L’errata diagnosi potrebbe favorire la trasmissione di una malattia in corso, mentre altri lettori dei post potrebbero associare in modo errato una malattia alla propria condizione.

Per quale ragione, però, i pazienti preferiscono il parere di un utente anonimo sui social media, anziché l’opinione ponderata di un medico? Il primo fattore, come facile intuire, è quello dell’imbarazzo: molte persone ancora provano estremo imbarazzo per le visite con ginecologo e andrologo, una fobia che li porta a considerare vera qualsiasi informazione scovata online. Ancora, vi è il fattore prezzo, soprattutto negli Stati Uniti dove la sanità è per la gran parte privata. Infine, vi è una immotivata mancanza di fiducia nella medicina ufficiale, una diffidenza alimentata proprio dal parere di anonimi sulle piattaforme online e dalla diffusione di informazioni parziali – o addirittura false – sulla cura delle varie malattie. Un problema enorme e difficilmente controllabile, che potrebbe mettere a repentaglio la salute di milioni di persone.

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