AvaxHome.ws è stato fino a poche ore fa un riferimento per coloro i quali speravano di poter accedere ad un giornale in forma digitale senza dover però pagare alcunché all’editore. La manna è però terminata: una segnalazione alla Procura di Milano ha portato all’indagine conclusasi con il blocco del sito, avvenuto ormai da alcune ore.
Il blocco non è stato immediato poiché, per essere messo in pratica, occorre che il filtro venga “distribuito” tra tutti i DNS in uso presso i provider italiani. La legislazione nazionale prevede infatti che il blocco di eventuali siti irregolari possano essere “filtrati” alla frontiera in virtù dell’impossibilità di chiedere la coatta chiusura del server che ne ospita le pagine. Così è avvenuto anche per AvaxHome, ora irraggiungibile ormai dalla maggior parte degli italiani (per tutti gli altri rimane raggiungibile tramite il semplice utilizzo di DNS non soggetti al filtro imposto dalle autorità, quali OpenDNS o Google DNS).
AvaxHome metteva a disposizione dei lettori una lunga serie di quotidiani e riviste, italiani e non (unitamente ad altro materiale audio/video). Il tutto avveniva tramite la semplice raccolta di risorse condivise dagli utenti, dando così vita ad una sorta di Pirate Bay dell’editoria internazionale. Il server, dislocato in Russia, consentiva altresì di leggere prodotti del gruppo Mondadori Editore, da cui è partita la segnalazione che ha portato infine al blocco del sito. Mondadori del resto sta scommettendo assieme ai propri prodotti Kobo sulla possibilità di costruire sul digitale un nuovo modello di business, ma edicole virtuali irregolari come YouKioske prima e AvaxHome poi non possono che essere considerate degli ostacoli pericolosi sulla strada dei propri investimenti.
L’avv. Fulvio Sarzana, interrogato da La Repubblica, ha sottolineato però altresì alcune criticità proprie del caso: «Per la prima volta viene firmato un sequestro d’urgenza, senza ascoltare il giudice, per un reato di questo tipo. Finora in Italia è stato fatto solo per bloccare siti terroristici».
«Il giudice interverrà nella vicenda infatti solo in un secondo momento», continua l’avv. Sarzana: «la Procura gli chiede, nel provvedimento, di convalidare il sequestro, ma nel frattempo già ordina ai provider di oscurare il sito». Si torna a parlare insomma di sequestro preventivo, nel contesto di un modus operandi da sempre contestato e mai protocollato in modo tale da essere espressamente condiviso da ambo le parti.