Meglio stare sicuri con quel poco che si ha che provare ad avanzare di qualche passo. Pare essere questa la politica delle aziende italiane operanti nell’ICT, che sembrerebbero interessate ad investire in maniera quasi maniacale sulla sicurezza informatica, a discapito della politica di sviluppo.
Infatti, come sostengono alcuni sondaggi operati nei confronti delle aziende italiane, è vero che lo sviluppo tecnologico è diventato sempre più parte integrante dell’ambiente aziendale ma è anche vero che pare siano aumentate le possibilità di subire attacchi all’interno dei propri sistemi informatici.
E allora via con la corsa ai ripari. È così che, secondo un’analisi della School of Management del Politecnico di Milano e di Cefriel, il 78% delle imprese italiane ha dichiarato di aver assegnato una buona parte della sua attività alla politica della sicurezza, prediligendola alla strada dello sviluppo e del “rischio”.
Intanto, come annunciato già da tempo, anche i rapporti con la Pubblica Amministrazione assumeranno carattere informatico; questo vorrà dire che, ragionando per mente dei vertici aziendali italiani, ci sarà una maggiore esposizione al rischio, causa di una superiore importanza affidata alla sicurezza.
Viene da chiedersi come, continuando a difendere quel che si è ottenuto, senza cercare di raggiungere vette più alte, possa rappresentare una buona politica, che possa far diminuire il gap di competitività che sorge fra l’Italia e gli altri paesi europei.
Proprio di questo si è discusso anche alla manifestazione “Sicurezza informatica aziendale e procedure digitali per la semplificazione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione”, che si è tenuta il 21 Febbraio a Ravenna.