L’ultima giornata di contrattazioni ha visto il tracollo delle azioni Baidu: la chiusura a 180 della settimana precedente si è riflessa in una apertura a 165 per poi scendere fino a 150 dollari. Il 17% circa del capitale, dunque, è andato bruciato in una sola seduta e la crisi potrebbe non terminare qui perchè le accuse piovute sul motore di ricerca leader in Cina potrebbero scavare ulteriori trincee nel prossimo futuro.
L’impianto accusatorio è stato posto in essere dalla China Central Television, ed il dito è puntato contro il sistema di advertising adoperato sul motore. Gli spazi pubblicitari, innanzitutto, non sarebbero ben identificati ed un sondaggio avrebbe verificato come il 75% degli utenti non sia in grado di distinguere con esattezza i risultati “organici” da quelli proposti in funzione di advertising. Ma non è tutto. Approfittando di questa situazione confusa, il motore avrebbe favorito alcune aziende posizionando ai primi posti delle SERP gruppi che hanno scalato il ranking semplicemente pagando le giuste chiavi al motore.
La situazione si fa ulteriormente più grave se si nota come il tutto sia avvenuto in particolare su query relative a medicinali e prodotti per la salute (in particolare keyword relative a carcinomi e malattie a trasmissione sessuale): il motore di ricerca ha mandato nelle retrovie siti storici ed affidabili, mentre ha riservato i primi posti per informazioni di scarsa rilevanza ed orientate esclusivamente alla vendita.
Google ha affrontato problematiche simili in tempi ormai superati: ad oggi il motore di Mountain View divide con ogni accorgimento gli spazi pubblicitari da quelli destinati alle risposte alla query composta. Baidu, da parte sua, nega ogni addebito spiegando come i risultati del proprio motore non siano in alcun modo inquinati dal sistema di advertising (sebbene il pay-for-ranking sia indicato come parte integrante del funzionamento del motore). Entro poche ore, anzi, il gruppo è pronto a distribuire un report completo che illustra ogni dettaglio sul funzionamento dei propri sistemi.
Inevitabilmente una accusa simile potrebbe pesantemente ritorcersi contro il motore di ricerca perchè potrebbe venire meno la fiducia della base nei confronti del ranking restituito. La reazione è dunque non soltanto in difesa della propria immagine, ma anche pensata per lasciare una immediata impronta: i risultati relativi ad aziende non autorizzate in campo farmaceutico verranno depennate dalle SERP e spostate nelle pagine di rincalzo, lasciando le posizioni privilegiate ai siti più affidabili.
China Central Television si è limitata a definire «opinabile» il sistema adottato da Baidu, ma una nota Morgan Stanley ha fatto da cassa di risonanza e le azioni hanno immediatamente virato al ribasso, sgonfiando il valore di capitalizzazione di una delle poche aziende che ha sostanzialmente retto al crack degli ultimi mesi. Della situazione potrà giovarsi Google: alcune interviste hanno già verificato come gli utenti scoraggiati dalle polemiche su Baidu abbiano già girato a Google.cn la propria preferenza, spostando così sul motore di ricerca occidentale le proprie query.