Ha avuto inizio, e scadrà tra un mese, la raccolta fondi più originale, significativa e particolare che il mondo della tecnologia possa vedere. E questo perché nasce sì dalla tecnologia, ma non ne fa parte: si tratta dell’iniziativa lanciata dal birrificio artigianale Baladin su Indiegogo, firmata da Teo Musso e focalizzata sull’obiettivo finale di un valore pari a 200 mila dollari.
Una iniziativa, insomma, che si basa sul crowdsourcing. Una iniziativa che non fa mistero della filosofia open source. Una iniziativa, inoltre, che fa leva sul concetto di condivisione. Crowdsourcing, crowdfunding, open source e sharing: ingredienti spesso usati nella cucina tradizionale del mondo dell’innovazione e che con il marchio Baladin cercano invece applicazione altrove. Mutuare il linguaggio da un ambito differente è sintomo primo di una traslazione in atto, vasi comunicanti che hanno iniziato ad entrare in contatto. Una vecchia cascina restaurata diventa così piattaforma sotto le vesti di un “Open Garden”, il marchio Baladin diventa icona di birra artigianale facendosi capofila di un intero movimento e l’operazione su Indiegogo è il modo per chiamare a raccolta quanti intendono far parte di questa grande iniziativa. Far parte, non solo parteciparvi: metterci il proprio nome, portarsene a casa un pezzetto, legare sé ai principi che l’Open Garden intende ispirare. Appropriarsene, in qualche modo, in attesa che sulla piattaforma Open Garden si inizino ad installare idee e iniziative di terze parti. L’inaugurazione del resto è già fissata: 21 giugno 2017.
Crowdsourcing Baladin
Crowdsourcing, ossia sviluppo collettivo di un progetto. Il progetto è stato raccontato per filo e per segno da Teo Musso su Indiegogo, dopodiché ognuno può decidere di parteciparvi. Se in altri progetti originati dal crowdfunding la somma versata rappresenta una sorta di prenotazione delle prime unità prodotte (succede per nuovi device, nuovi servizi o nuove soluzioni hardware), in questo caso in base all’investimento promesso è possibile portarsi a casa un pezzo del progetto: un cavatappi, il proprio nome su un albero, una bottiglia in tiratura limitata, eccetera. Si possono investire da pochi a migliaia di euro, stabilendo così fin da oggi (e per il prossimo mese) in che forma e con quale sostanza si intenda far parte del progetto.
Il parco che ci aiuterete a creare sarà una tappa fondamentale del turismo legato al made in Italy, all’eccellenza Italiana, all’artigianalità, ai prodotti della Terra, alla sostenibilità, all’ambiente, allo stare assieme e alla scoperta della Birra Viva. Sempre più Open, all’insegna della condivisione e allora questo progetto vogliamo che sia anche vostro.
Una birra nelle terre tipiche del vino, un progetto open source nel mondo tradizionale dell’agricoltura, una iniziativa di crowdsourcing in mano ad una azienda di prestigio internazionale, principi di condivisione in un mercato che solitamente protegge agli estremi le proprie ricette. Quello che ne scaturisce non è un agglomerato di contraddizioni, ma una filosofia estremamente lineare per sposare tradizione e innovazione, persone e progetti, birra e terra.
Sull’edificio del nuovo birrificio, cuore pulsante del progetto, v’è una indicazione chiara e significativa: “Fabbrica contadina“. L’ossimoro è alla base di tutto quel che l’Open Garden intende rappresentare, evolvendo a nuova dimensione entrambi i concetti (le cui radici affondano ormai a due secoli fa). Il futuro è nell’incontro tra i mondi, nella commistione tra le culture, nella capacità di applicare nuovi concetti a vecchi contesti. Come nella fabbrica contadina, dove nascerà la birra viva tra le colline del vino più pregiato al mondo.
Open Source Baladin
La birra Open Baladin ha una storia singolare. Nasce come la prima birra italiana “open source” perché la ricetta è stata pubblicata sul web con le indicazioni esatte per una produzione casalinga da homebrewer. Nell’anno della sua nascita, 2008, decidemmo di dedicare il nostro concorso annuale per homebrewer proprio a questa ricetta, sfidando i partecipanti a realizzarne il clone. Nasce, inizialmente, per la voglia di condividere un progetto: creare una birra dedicata ai pub, da servire alla spina ma oggi ha un’ambizione ancora più ampia: condividere le esperienze birrarie da tutto il mondo. Al Baladin, il concetto di Open rappresenta un laboratorio in costante fermento.
La birra Baladin è la più grande birra artigianale italiana nonostante la ricetta delle sue maggiori produzioni sia da sempre a disposizione online. Quello che è l’Android dei birrifici è passato dall’essere soluzione finale al diventare piattaforma e oggi il progetto Open Garden è la concretizzazione di questo percorso di maturazione. Attorno al marchio Baladin sono destinati a convergere talenti, idee, iniziative, arti, opportunità: la filosofia “open” genera un ganglio naturale il cui “app store” sarà il parco che Teo Musso ha identificato in una vecchia cascina a Piozzo (CN), affiancata da un birrificio del tutto particolare e (ancora una volta) aperto. Un parco da vivere, un birrificio da visitare, un “fermento” a cui partecipare.
Sharing Baladin
Open per noi è un mezzo per sperimentare gusti, spezie, approcci al prodotto e perfino, talvolta ai canali distributivi. Open Baladin è la birra della condivisione e vogliamo esasperare questo messaggio. E per fare questo abbiamo bisogno di voi.
La parola “condivisione” è incarnata nella filosofia della produzione Baladin che ne fa un vero e proprio mantra: è all’origine del progetto, è nelle iniziative che hanno luogo oggi ed è alla base delle strategie dell’azienda per il futuro. La condivisione è la linfa di un progetto open source, del resto, poiché nella massima diffusione v’è il segreto di un progetto sostenibile, in grado di investire, capace di scommettere sulla ricerca e pronto a maturare sempre nuove soluzioni. La condivisione è parte di un modo di operare delle iniziative in cui c’è “fermento”, ove il ribollire continuo delle idee è alla base (e alla guida) dell’evoluzione in atto.
Tradizione e innovazione
In un parco che parlerà di natura, terra e tradizioni, il tutto prenderà forma attraverso i principi cardine dell’innovazione tecnologica odierna. Rendendoli in qualche modo più chiari e puri, poiché dissociati dal loro tradizionale campo di applicazione. Gli homebrewer sono i maker di questo grande movimento, Baladin è il Google di questa innovazione, la birra è frutto del codice su cui si lavorerà assieme. L’Italia può trovare un nuovo cardine per lavorare sulle stesse leve che la Silicon Valley ha già sfruttato in altri ambiti: nel giorno in cui Renzi e Obama si stringono la mano alla Casa Bianca, il crowdsourcing avviato dal team Baladin su Indiegogo sembra essere più di un presagio.