Sfruttando il canale delle “Executive Mail” inviate da Microsoft alla propria utenza tramite il sito ufficiale della software house di Redmond, Steve Ballmer torna a tuonare contro Linux. Ballmer, in fede alla politica adottata con la nota iniziativa “Get the facts”, sciorina dati e sondaggi, statistiche e sillogismi, il tutto per dimostrare come sotto i diversi punti di vista la scelta Microsoft rimane sempre e comunque la scelta migliore.
Ballmer introduce l’argomento con una necessaria premessa: tutti i dati divulgati sono ricavati da una serie di ricerche delle quali solo alcune sono finanziate da Microsoft, e tutte sono indiscriminatamente considerate però “indipendenti”, svolte da terze parti. Ergo: affidabili. Per dimostrare le proprie tesi Ballmer sviluppa il proprio percorso seguendo i quattro macro-argomenti che permeano da sempre l’intero dibattito:
- “Total Cost of Ownership” e costi di acquisizione
«A chi non piacerebbe un sistema operativo gratuito?»: così Ballmer introduce l’argomento delle spese di acquisizione, ovvero uno dei principali talloni d’Achille di Microsoft. Ballmer si appoggia in ciò ai sondaggi dell’indipendente Yankee Group secondo cui «le cose non sono come sembrano»: i principali vendor Linux, infatti, imporrebbero pesanti oneri indiretti e gravanti su supporto, assistenza, licenze ed altri aspetti. Ballmer continua elencando dati Forrester ed apportando esempi concreti di aziende che in Microsoft hanno trovato tempi, costi e rischi minori rispetto alla scelta open source. - Sicurezza
La lettera di Ballmer esordisce sull’argomento sicurezza indicando come nessuna altra azienda abbia mai investito tanto quanto Microsoft sulla sicurezza. Tali investimenti, iniziati 3 anni or sono, avrebbero portato ai risultati che registra oggi l’agenzia Forrester, ovvero un minor numero di vulnerabilità rispetto all’open source e soprattutto tempi di reazione minori nella risoluzione dei problemi emersi. A conferma del fatto Ballmer evidenzia anche quanto emerso dai dati Secunia, ove Red Hat Enterprise Linux 3 ha registrato una media di 7.4 advisory al mese contro i soli 1.7 irilasciati per Windows Server 2003. In conclusione con Microsoft la sicurezza sarebbe maggiore ed i tempi di manutenzione ridotti almeno del 30% (dati FarmaCity). - Indennizzo
La disquisizione cade sul caso sorto in seguito alla vicenda SCO: nessun vendor Linux può garantire agli utenti una sicurezza basata sui brevetti e tale sicurezza l’utente la può trovare solo nei prodotti Microsoft. Ciò significa che l’avventura open source può diventare molto rischiosa per un’azienda dotata di numerose licenze, in quanto un eventuale problema in quanto a proprietà intellettuale può tradursi nella completa distruzione del business creato (Ballmer cita cifre nell’ordine di milioni di dollari). - Migrazione
La migrazione tra le piattaforme è l’ultimo punto affrontato da Ballmer. Con identica strategia basata su numeri e statistiche, egli intende dimostrare come la scelta Microsoft sia più conveniente sia in termini software che in termini hardware, comporti minori problematiche accessorie (più semplice trovare esperti qualificati, più facile interagire con altre aziende), implichi tempi minori nella formazione e in definitiva i costi relativi siano minori.
Ballmer chiude spiegando che la lettera consta in una semplice elencazione di dati oggettivi e fatti reali, ovvero tutto ciò che possa aiutare un privato o un’azienda a riflettere circa l’opportunità di una scelta open source piuttosto che di una Microsoft.
I dati, va ricordato, sono stati più volte contestati dalla controparte e vari sondaggi hanno conseguito risultati opposti rispetto a quelli utilizzati da Ballmer. In più, i sondaggi legati al gruppo Microsoft sarebbero stati spesso “pilotati” da una poco oggettiva sponsorizzazione dei gruppi responsabili delle ricerche.
Ballmer lancia il sasso, rilancia la guerriglia verbale ed invita chiunque voglia saperne di più a rivolgersi a Martin Taylor, l’uomo Microsoft preposto a curare i rapporti con il mondo Linux. Linus Torvalds, in tutta risposta, ha dichiarato di non porre alcuna attenzione ad iniziative di questo tipo.