Lo ha comunicato ufficialmente Telecom pochi giorni or sono: « da febbraio 2005 tutti i clienti ADSL Flat di Telecom Italia potranno beneficiare di più velocità senza costi aggiuntivi», il tutto con un generale passaggio a 1,2 Mbps/256 Kbps parallelo ad una netta diminuzione dei costi (da 64,95 €/mese a 36,95 €/mese). L’onere diminuisce e la banda aumenta, ma il disagio per l’utenza rimane sostanzialmente immutato: scarsa copertura del territorio e costi ancor sempre alti rispetto al resto dell’Europa impongono un pesante handicap allo sviluppo tecnologico del nostro paese, ed i rischi connessi al divario digitale conseguente si fanno oggi sempre più concreti.
«La larga banda si configura quindi come un irrinunciabile strumento per rendere possibile quella trasformazione del sistema culturale, economico-sociale e produttivo, senza la quale il Paese rischia di essere escluso dalla competizione internazionale […] Lo sviluppo della larga banda in Italia deve pertanto essere considerato un obiettivo prioritario di politica economica […] In tale contesto è necessario pertanto un intervento del Governo per favorire uno sviluppo il più possibile omogeneo e tempestivo della larga banda in Italia». Queste parole sono contenute all’interno di un documento con il quale vengono tracciate le linee guida con cui si fotografa la situazione italiana in quanto a banda larga. Correva l’anno 2002.
L’analisi di fatti, dati e attualità riferiti al cosiddetto “Digital Divide” pone oggi innanzi ad una realtà impietosa per il nostro paese. L’Italia paga infatti ancora doppio dazio nei confronti della banda larga: innanzitutto deve sopportare l’importante divario rispetto al resto dei paesi sviluppati, il che la pone in fondo alla lista dei paesi che godono di infrastrutture ed opportunità in materia; in secondo piano (ma semplicemente per un ordine analitico, non certo in quanto ad importanza) v’è la grave piaga del divario interno.
Il raffronto con l’estero è impietoso. Prendendo come esempio la Francia, è possibile rilevare come i nostri “cugini” godano di una copertura ADSL pari al 95% della popolazione (dati 2004 della Commissione Europea), mentre per l’Italia la copertura è di appena l’80% (dati 2004 dell’Osservatorio Banda Larga). 90% per Spagna e Portogallo, 95% per la Germania, 99.8% per l’Inghilterra. La situazione si fa paradossale poi se si considera che a parità di banda (1Mb) lo stesso fornitore (Telecom Italia) offre l’ADSL in Francia a 10.95 € ed in Italia (solo dopo il dimezzamento di Febbraio) a 36.95 €. Con un comunicato redatto nelle ultime ore Telecom Italia comunica che il nostro paese ha registrato nel 2004 il tasso di crescita più elevato in quanto a copertura di linee a banda larga e che entro il 2005 l’obiettivo è il 91% della copertura nazionale.
V’è infine il divario interno. A questo proposito la situazione è alquanto complessa perché l’antica dicotomia nord/sud è valida ma non sufficiente a spiegare in modo esauriente la problematica. Se la zona meridionale rimane sempre e comunque quella maggiormente penalizzata, anche nel settentrione la situazione non è rosea e solo l’area padano-veneta può parzialmente sorridere. Paradossale, nella cosiddetta “Italia dei campanili”, la situazione dei piccoli paesi: se il 64% della popolazione che vive nelle città oltre i 100.000 abitanti può godere di una connessione ADSL, addirittura solo il 15% degli abitanti dei piccoli paesi (sotto i 10.000 abitanti) può godere dello stesso privilegio. Un apposito report redatto dall’Osservatorio Banda Larga estende il problema relazionando direttamente i metri assenti di cavo sul territorio con le opportunità negate (l’assenza di banda larga impedisce un adeguato supporto per e-learning, telelavoro, videosorveglianza, VoIP ed altre attività connesse in generale all’attività in Rete). «Infrastrutture e servizi sono parte dello stesso problema», recita il report: ne consegue, per semplice sillogismo, che se l’Italia è servita in modo disomogeneo dalle infrastrutture, deve pagare con la stessa disomogeneità l’assenza di servizi, opportunità e risorse.
Come recentemente segnalato, sulla scia delle proteste contro la situazione italiana è nato un movimento denominato Anti Digital Divide Group. Dopo una prima raccolta firme “virtuale” che ha immediatamente ottenuto importanti risultati, il gruppo porta ora avanti la prospettiva di una raccolta firme “reali” per portare all’attenzione di chi di dovere una petizione con tutti i crismi dell’ufficialità. Nel documento ufficiale del gruppo (ove si invita all’attivismo con l’organizzazione di vari punti di raccolta ufficiali per le firme) vengono evidenziati tra gli altri i seguenti obiettivi:
- Scorporo della gestione della rete fisica dall’erogazione di servizi, in modo da garantire una reale concorrenza tra tutti gli operatori. «La rete per la fornitura dei servizi non può essere in mano a Telecom Italia, in quanto questo limita fortemente la concorrenza perché la società può decidere quale prezzo chiedere agli altri operatori, mantenendo quindi inalterata la sua posizione di vantaggio»;
- Copertura della Banda Larga per tutte le aree del paese, senza ricorrere al satellite. «Tale soluzione tecnologica non è assolutamente paragonabile a quelle terrestri per svariati motivi»;
- Liberalizzazione delle tecnologie senza fili Wi-Fi e/o Wi-Max per l’ultimo miglio wireless, «ottima soluzione alternativa alle normali connessioni terresti (ADSL, Fastweb) e poco onerosa rispetto al Satellite». Tale prospettiva è stata suggerita anche dalla Associazione Italiana Internet Provider (AIIP) la quale, con un documento datato Ottobre 2004, applaude l’inizio delle consultazioni volte a valutare tale possibilità;
- Maggiore suddivisione dei tagli di banda per avere offerte a più basso costo. Secondo l’ADD il raddoppio della banda è per gli operatori italiani un’operazione praticamente gratuita. Per questo in Italia, invece che abbassare i prezzi, si è pensato di raddoppiare la banda (parametro però già ampiamente sufficiente per gran parte dell’utenza);
- Canone Telecom Italia ridotto e/o tariffe agevolate come soluzione temporanea in caso di mancata copertura con la banda larga. «Non è assolutamente concepibile che una connessione internet telefonica, che ha una velocità drasticamente più bassa e non può essere utilizzata come connessione permanente ad internet (always-on), venga a costare più, o al massimo lo stesso prezzo, di una connessione ADSL Flat (cioè a canone mensile fisso)».