Banda larga: in Italia non è certo una priorità

Banda larga: in Italia non è certo una priorità

In Europa, ma sarebbe meglio dire in tutti i paesi democratici, la banda larga, prima che un’imperdibile opportunità per far crescere la nazione, è di fatto un diritto del cittadino.

Così dovrebbe essere quindi anche in Italia, visto che anche il nostro paese viene annoverato tra le principali democrazie mondiali. Diciamo “dovrebbe essere” perché, nonostante le promesse delle Istituzioni, fatte in un recente passato, sull’intenzione di investire nel miglioramento della Rete e portare così a tutti i cittadini almeno 2 Mega di banda in un primo tempo e fino a 20 Mega dopo, questi buoni propositi sembra siano spariti di colpo dalla lista delle priorità.

Le ultime notizie dicono infatti che dal Governo arriva una frenata decisa alle “mire” che riguardano lo sviluppo del settore. Era infatti solo il 5 novembre, quindi ieri, quando Gianni Letta, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dichiarava:

C’è un piano per la Banda Larga e c’è una postazione di bilancio con stanziamento relativo. Era stato fatto prima della crisi. Abbiamo voluto fare una analisi della diversa scala di priorità che dalla crisi poteva nascere. Purtroppo la crisi ha obbligato a riconsiderare le cose, per dare priorità assoluta agli ammortizzatori sociali e altri interventi necessari a fronteggiare la crisi, anche a costo di sacrificare o postporre programmi che in condizioni normali avrebbero invece avuto priorità.

È invece del 6 novembre, cioè della giornata odierna, la nota rilasciata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti:

Il CIPE ha dato il via libera ad un gruppo di opere infrastrutturali strategiche e ad altri interventi medi e piccoli per un valore complessivo di 8,8 miliardi di euro. Si tratta di un’altra tappa fondamentale dell’azione del governo tesa a far ripartire l’infrastrutturazione del Paese e per colmare il grave ritardo accumulato negli anni. Quelle approvate sono opere pronte per essere appaltate. […] Tra le opere approvate, l’asse stradale Pedemontana Lombarda, le metropolitane M4 e M5 di Milano, il primo lotto della ferrovia AV/AC Genova-Milano Terzo Valico dei Giovi. Approvata anche una prima fase di medie e piccole opere che saranno gestite dai Provveditorati alle Opere Pubbliche. Il CIPE ha inoltre approvato le decisioni assunte dal Commissario Pietro Ciucci sul Ponte sullo Stretto che è stato così avviato per la cantierizzazione.

Le due dichiarazioni, chiare e inequivocabili quanto distanti e contrastanti tra loro, sono state raccolte in un post su Webnews intitolato, in maniera molto azzeccata, oseremmo dire, “Lo schiaffo“.

Già, perché proprio di uno schiaffo si tratta. Promettere una cosa oggi dicendo che è importante e garantendo sulla sua effettiva realizzazione con una certa sicurezza, per poi disattendere l’impegno e facendo capire che forse, in fondo in fondo, proprio così importante non è, il tutto a distanza di poche ore, è come uno schiaffo che lascia un po’ perplessi e disorientati.

Quello che ci si domanda non è tanto se sia vero o meno che ci sono cose più importanti, quello non sta a noi giudicarlo in quanto non abbiamo né i mezzi, né le competenze, né la voglia di farlo. Quello che fa riflettere è come si possa passare da una posizione all’altra nel giro di poche ore su decisioni così importanti per il Paese.

L’idea che resta, o almeno è l’impressione che rimane, è quasi quella di decisioni prese “al volo” e di scelte fatte con inquietante approssimazione laddove invece ci sono in ballo risorse fondamentali e vitali per il futuro della nazione, risorse da investire in settori strategici che richiedono una pianificazione certosina e ben ponderata, risorse che diverranno un bene prezioso in prospettiva e magari non nell’immediato ma che, proprio per questo, non possono essere “palleggiate” nel volgere di un giorno tra un tipo di impiego e l’altro.

La diffusione della banda larga diventa così per il nostro Paese una risorsa “secondaria”, una questione che può attendere e di cui i cittadini possono benissimo fare a meno. Ci si chiede come si possa pensare di digitalizzare un paese in questa maniera, si parla tanto di e-government, di applicazioni multipiattaforma per la pubblica amministrazione e quant’altro ma poi ci si “scorda” che l’infrastruttura per realizzarle non c’è o non è idonea.

Vedremo cosa ci si riuscirà ad inventare, magari i fondi arriveranno e saranno tolti da qualche altro impiego a sua volta ritenuto “meno prioritario” della banda larga, o magari il miglioramento della rete verrà rinviato alle “calende greche”, il tutto mentre il resto del mondo viaggia sul filo della digitalizzazione a velocità quasi doppie rispetto a noi… ma d’altra parte la banda larga all’estero è un diritto… qui, invece, è solo un “lusso”.

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