Il Presidente AGCOM, Corrado Calabrò, ha presentato al Parlamento la situazione del paese dal punto di vista delle Comunicazioni. Un appuntamento annuale, quello dell’AGCOM, che in questa occasione sfocia per l’ennesima volta in una presentazione dal gusto amaro poiché mette in luce tutte le difficoltà che il paese sta vivendo a causa di una situazione bloccata dal punto di vista delle infrastrutture di fronte ad un treno di innovazioni che l’Italia rischia di perdere. Il che, però, sarebbe in questa fase un errore imperdonabile.
«I social network stanno cambiando la società, la democrazia, i costumi, l’uso dei diritti». Twitter e Facebook compaiono fin dall’inizio nella relazione di Calabrò per delineare uno “scenario digitale” che sta per imporsi, ma ai capelli grigi presenti in aula Calabrò offre anche un quadro del presente più rassicurante e meno minaccioso: la tv è sempre e comunque il media più diffuso e più influente, anche se è ormai chiaro il fatto che il quadro del possibile stia ormai indicando nuovi orizzonti.
Corrado Calabrò a proposito della Rete ha però numeri poco entusiasmanti da fornire: meno del 50% delle abitazioni ha oggi una connessione a banda larga, ben 10 punti percentuali in meno rispetto alla media europea. Rimane un 4% di digital divide da colmare e particolare attenzione andrà riposta anche nei confronti di quel 18% della popolazione servito ancora da ADSL al di sotto dei 2Mbps. «Siamo sull’orlo della retrocessione in serie B. Questo potrebbe precludere all’Italia la possibilità di estendere alla banda larga il servizio universale»: troppi utenti non si abbonano nemmeno avendone la possibilità, le PMI non colgono le opportunità disponibili ed il rischio è quello di non farci trovare pronti con gli obiettivi dell’Agenda Digitale. Secondo Corrado Calabrò il problema italiano è pertanto anzitutto culturale, insito in una forma mentis che ancora tiene una fetta troppo ampia della popolazione lontano dal Web e dalle sue dinamiche.
La questione si snoda oggi su un duplice piano: da una parte v’è la paralisi dell’infrastruttura di rete fissa, attorno alla quale si fanno da tempo grandi promesse ma ancora latitano le risorse di investimento messe realmente sul piatto; dall’altra v’è il rischio di un rapido intasamento delle reti mobile, poiché l’Italia è oggi una piccola avanguardia in questo settore e le infrastrutture rischiano di non reggere la forza d’urto che la rivoluzione di smartphone e tablet andrà a veicolare.
Nel proprio intervento (disponibile in video sulla Web Tv della Camera dei Deputati), Calabrò ha inoltre affrontato aspetti ulteriori relativi alla Rete, con particolare enfasi sugli aspetti sociali e culturali su cui il Web sta andando a forzare la mano. Molto importante, secondo il Presidente AGCOM, anche una nuova disciplina del diritto d’autore: “una norma, una sola e ben calibrata” potrebbe cambiare la situazione e togliere l’Italia dall’infamia di un ranking internazionale che vede il nostro paese tra quelli con un tasso di violazione più alto in assoluto.
Ma c’è un aspetto ulteriore da tenere in considerazione: ove la penetrazione della banda larga è maggiore, il tasso della pirateria tende a decrescere. La banda larga, insomma, potrebbe essere una soluzione anche per quest’ultimo problema, evidenziandosi così una volta di più come uno strumento in grado di portare verso una nuova economia, un nuovo rilancio ed una nuova propulsione economica per l’intero sistema paese.
La banda larga non deve essere il problema, ma la risposta al problema stesso. Ma l’Italia, a quanto pare, ancora non l’ha capito.