Il quadro sugli investimenti per la Banda Larga appare chiaro: le istituzioni non hanno mezzi, né volontà, di fare un passo ulteriore in questo momento. Opportunità varie, necessità di bilancio ed una evidente sottovalutazione del problema antepongono altre problematiche a quelle del broadband. Ne esce quindi un quadro nel quale il Ministro Tremonti frena, Calabrò suggerisce vie alternative e, al contempo, la politica sembra convincersi della necessità immediata di un intervento. Ed è forse quest’ultimo aspetto quello più positivo: la politica sembra essersi accorta della necessità di protestare pur di spingere gli organi decisionali ad intraprendere con maggior coraggio la via della Banda Larga.
Le parole di Tremonti sono state sufficientemente chiare: nel giorno in cui il programma di bilancio delle casse dell Stato viene approvato in sede Europea, Tremonti non intende cercare nuovi sbilanciamenti. Pur negando ogni competenza in materia, il Ministro per le Finanze ha spiegato che «Il governo dovrà fare una scelta di allocazione, non trovare soldi in più». Il barile viene quindi scaricato: se si vuole investire nella Banda Larga, sia il Governo a scegliere cosa sacrificare.
Calabrò, invece, sembra rassegnato al fatto che gli 800 milioni non siano disponibili, o almeno non nell’immediato. Per questo motivo, in un intervento alla rubrica Mia Economia di SkyTg24, il Presidente AGCOM ha dapprima sottolineato l’importanza di un intervento («Non solo le economie avanzate, ma anche quelle emergenti hanno investito in questo progetto […] Nei Paesi con la banda larga si è ottenuto uno sviluppo doppio del PIL») per poi proporre la ricerca del gruzzoletto al di fuori delle casse dello Stato. Con una aggiunta, in linea con la precedente proposta Scajola: «Bisogna trovare un gruppo di investitori, come la Cassa depositi e prestiti che si è gentilmente proposta, perchè facciano l’investimento nella banda larga […] Faccio un appello agli operatori perchè mettano insieme le loro forze e iniziative». L’AGCOM da parte sua ci mette la promessa di garantire i rendimenti degli investimenti compiuti, il che è il massimo che una autorità garante possa fare.
Nelle stesse ore la politica ha però dato altri segni di nervosismo per quanto accaduto negli ultimi giorni. Indizi e poco più, ma pur sempre segnali in un contesto fino ad oggi impenetrabile. Le prime parole sono quelle di Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma: «Mi preoccupa molto la decisione del Governo di cancellare gli investimenti previsti per portare la banda larga su tutto il territorio nazionale e di rimandare questa importante scelta quando l’Italia sarà uscita dalla crisi economica. Si tratta di un errore, perché non coglie le occasioni che vengono dall’innovazione e mette in secondo piano un investimento strategico per il nostro paese, che darebbe impulso a tutta l’economia servirebbe proprio a uscire dalla crisi. […] Quella contro il divario digitale è una lotta democratica: un impegno necessario perché una parte della popolazione rischia di essere esclusa dall’uso delle tecnologie. Si tratta di una scelta che guarda al futuro e che cambia concretamente la qualità della vita delle persone, rende più efficiente il lavoro e stimola la competitività tra le aziende. Per questo La Provincia di Roma sta investendo 2 milioni 450 mila euro in un programma per la creazione, entro la fine del 2010, di 500 aree pubbliche raggiunte dalla connessione a internet Wi-Fi». Zingaretti ricorda inoltre il progetto ZeroDigitalDivide «per costruire, insieme ai cittadini, una mappa pubblica del divario digitale nel territorio. Starà agli utenti misurare la qualità della propria connessione alla rete e inviare rilievi e segnalazioni. Si tratta del primo esperimento di questo tipo in Italia, un passo fondamentale per arrivare a tessere un quadro complessivo della copertura di Rete nel territorio ed evidenziare le aree e le situazioni in cui è più urgente intervenire».
Interessante, inoltre, lo spazio dedicato da PierFerdinando Casini sul proprio blog alle istanze di Stefano Quintarelli, il quale non ha mancato l’occasione per sottolineare a tutto tondo quali siano le discrasie della Rete italiana e quali ostacoli tengano la politica lontana da una soluzione reale al problema.
La politica, per la prima volta, sembra voler ascoltare. Gli appelli e le proteste, evidentemente, hanno colto nel segno.