Se oltre il 50% dei device Android venduti negli USA è correlato ad una licenza Microsoft per lo sfruttamento dei brevetti da parte del sistema operativo Google (con Huawey già in trattativa per aumentare il totale delle partnership), qualcuno è pronto invece a sfidare questo tipo di approccio alla questione. Barnes & Noble, infatti, a distanza di poche ore dall’annuncio del Nook Tablet si dice pronta ad opporsi alle richieste provenienti da Redmond e muove i primi passi per veder riconosciuta la bontà della propria posizione.
La questione è ormai ampiamente nota: Microsoft ha chiesto a chi produce dispositivi Android apposite royalty relative al fatto che il sistema operativo di Mountain View è in violazione su alcune proprietà intellettuali di Redmond. Barnes & Noble è tra i gruppi entrati da tempo nel mirino: nel mese di marzo tre differenti gruppi furono citati a giudizio e tra questi ultimi compariva anche B&N assieme alla Foxconn e la Inventec Corporation. Spiegava Horacio Gutierrez, Corporate Vice President and Deputy General Counsel for Intellectual Property & Licensing Microsoft:
La piattaforma Android viola alcuni brevetti Microsoft e le compagnie che producono e distribuiscono device Android devono rispettare i nostri diritti di proprietà intellettuale. Per facilitare la cosa abbiamo stabilito un programma di licenze per i produttori Android. HTC, leader di mercato negli smartphone Android, ha contratto una licenza sotto questo programma. Abbiamo provato per oltre un anno a cercare un accordo con Barnes & Noble, Foxconn ed Inventec. Il loro rifiuto nell’aderire non ci ha lasciato scelta.
Cinque i brevetti parte della denuncia. Ma la risposta non entra nel merito delle violazioni e sfida bensì l’atteggiamento Microsoft che, secondo B&N, sarebbe finalizzato all’ottenimento di una sorta di monopolio del mobile (la cui dimostrazione non sarà però in alcun modo semplice visti gli esiti attuali della sfida tra Android e Windows Phone).
Con una lettera inviata al Justice Department (indirizzata nello specifico a Gene Kimmelman, responsabile antitrust), l’azienda spiega che Microsoft si starebbe muovendo per creare un deterrente all’adozione di Android, diminuendo così la competizione e l’innovazione. Aumentando i costi altrui, infatti, Microsoft non solo incassa royalty, ma rende anche più competitivi i costi della propria soluzione Windows Phone. B&N tira dunque in ballo non solo la propria posizione, ma l’intera offensiva Microsoft nei confronti del mondo Android (sul quale però il team di Redmond ha ormai messo le mani con forza grazie a dieci accordi fondamentali che andranno giocoforza a pesare nel computo finale del DOJ).
Secondo B&N Microsoft avrebbe imposto royalty troppo elevate, non commisurate all’importanza dei brevetti e pertanto finalizzate soltanto a spingere fuori dal mercato i dispositivi rivali. Microsoft risponde invece con una nuova apertura, forte della posizione di vantaggio ormai acquisita in questa diatriba:
Tutti i sistemi operativi moderni includono varie tecnologie brevettate. Microsoft ha preso licenze per i brevetti di Windows e mettiamo a disposizione i nostri brevetti su termini ragionevoli per gli altri sistemi operativi come Android. Saremo lieti di estendere una licenza a Barnes & Noble.
Se però B&N intende discuterne in Tribunale, Microsoft è pronta a difendere le proprie posizioni. La parola passa al DOJ, al momento l’unico possibile ostacolo sulla strategia intessuta da Microsoft attorno al robottino verde di Mountain View.
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