Sì a Google, no a Yahoo. I consigli per gli acquisti diramati da Barron’s, noto riferimento editoriale USA per gli investimenti a Wall Street, sono chiari: chi ha azioni Yahoo farebbe bene a cercare altrove la miglior performance per il proprio portafoglio.
Barron’s motiva la propria teoria su due dati inoppugnabili. Da una parte v’è il calo continuo della pubblicità raccolta da Yahoo, al cospetto di un Google sempre più leader e sempre più sicuro della propria posizione di forza; dall’altra v’è l’alto costo che Yahoo deve mettere in conto per l’acquisizione di nuovi utenti (costo che per Google risulta minore, grazie alla forte esposizione mediatica ed all’alto numero di servizi portati sul mercato). Alla luce di queste indicazioni la conclusione è scontata: meglio vendere le azioni Yahoo ed acquistare le azioni Google, perché nel confronto tra i due è quello di Mountain View il motore di ricerca più promettente nel medio periodo.
Tiernan Ray, l’analista che ha firmato il report Barron’s, vede una sola nota positiva per l’azienda di Sunnyvale: la dipartita di Carl Icahn. Secondo Ray trattasi di una dimostrazione inequivocabile della ritrovata stabilità del gruppo, della bontà delle azioni intraprese da Carol Bartz e dell’affidabilità del nuovo management. Icahn, infatti, nonostante la dipartita conserva la posizione di secondo maggior azionista ed egli stesso ha confermato l’inutilità odierna di un membro “attivista” nel Board.
GOOG e YHOO in borsa da inizio 2009 ad oggi
In borsa le azioni dei due gruppi hanno avuto andamento del tutto diversificato da inizio 2009 ad oggi. In 11 mesi Yahoo ha guadagnato il 33% circa contro il 68% di Google, mentre Microsoft ha registrato performance più vicine a quest’ultima che non al nuovo partner. Microsoft, infatti, sta per portare Bing nel cuore della ricerca Yahoo e quest’ultima avrà oneri minori nell’ambito della ricerca con la possibilità di concentrare altrove i propri investimenti. Icahn è stato chiaro in proposito: «credo che l’operazione Microsoft porterà grandi benefici di lungo termine, con un potenziale che non si può ancora ben comprendere». Barron’s, però, è stato altrettanto chiaro: gli investimenti devono guardare al breve periodo, e nel breve periodo la situazione appare chiara.